Satoru Iwata non era uno Yamauchi. Ha dimostrato tutto il suo valore, mettendo anima e corpo al servizio della compagnia che lo ha visto crescere professionalmente e non, ci ha dato prova di possedere la tempra di un vero samurai, di poter reggere sulle sue esili spalle la pesante eredità di Hiroshi, ma non era uno Yamauchi: orgogliosa famiglia che, sin dalla fondazione di Nintendo, ha diretto con pugno di ferro e autorità le redini della propria compagnia.

L’uomo nato videogiocatore, cresciuto sviluppatore e affermatosi presidentissimo, come CEO non ha certamente avuto vita facile, schiacciato come è sempre stato tra l’incudine e il martello. Da una parte la tradizione: ferree regole (spesso non scritte) e antiche politiche che tutt’ora costringono la Grande N a rincorrere il futuro, piuttosto che a plasmarlo a suo piacimento. Dall’altra l’imperativo di dettare le proprie regole, mettendo desideri e divertimento del consumatore in cima alla lista delle priorità.

Nel bene e nel male, <...