C’è sempre la convivenza nei film di Vinterberg ed è sempre una guerra in cui alcuni, più potenti (per status, carattere, posizione, età o solo attitudine), causano la sofferenza di altri, più deboli. Il nucleo fondamentale della convivenza chiaramente è la famiglia, ma l’interesse del regista sembra essere più per le piccole comunità (di cui la famiglia è solo un esempio in scala ridotta). In questo suo ultimo film la comune del titolo è una fusione di tutto quello di malato che implica una famiglia (gli affetti estremi ma non sempre corrisposti, l’esposizione dell’egoismo, l’affezione anche a chi sta per morire) con tutto quello che è necessario fare per convivere tra sconosciuti.

La storia è quella di un esperimento, amici o anche solo conoscenti decidono di vivere tutti insieme nella stessa grande casa, condividendo un tetto, spese e soprattutto decisioni. Il problema più grande però è la storia di infedeltà che il padre di una famiglia interna alla co...