Questa volta c’è un filo di grand guignol nel nuovo film del regista di Lo sconosciuto del lago, un filo di risata assurda nella storia di un cineasta in fuga che trova riparo in campagna e si innamora di una donna che fa il pastore. Storia di esseri umani in attesa o nel timore dell’arrivo dei lupi a mangiare le loro pecore ma anche di paternità e amori omosessuali sbocciati nei casali campagnoli. Rester Vertical trova il suo titolo dal finale del film in cui si sostiene che per non farsi attaccare da un branco di lupi bisogna rimanere verticali, tenere la schiena dritta, non mostrarsi deboli, cercare di mettergli paura. Metafora della sopravvivenza umana? Allegoria della difficoltà di coltivare rapporti? Quel che volete, il cinema di Alain Guiraudie non da oggi è così vago e allusivo da consentire qualsiasi lettura, ma anche così generico da non riuscire mai a mettere in scena un po’ di sincerità sentimentale, benché i sentimenti rimangano il suo interesse principal...