“Fottiti è una grande parola ma tu la usi troppo, così perde di valore e ti fa sembrare scemo” – “Vai a farti fottere!” – “Ecco vedi: io non mi sento toccato, tu hai fatto la figura dell’idiota”. Con questo scambio Davis spiega al figlio della donna che ha cominciato a frequentare che non vale la pena di abusare troppo di certi espedienti, altrimenti gli si leva valore. È incredibile quindi che sia esattamente questo il problema di Demolition: a furia di ripetere e ribadire di continuo quanto stia soffrendo sommessamente il proprio protagonista la cosa perde di valore. Io non mi sento toccato e il film fa la figura dello scemo.
A Davis è morta la moglie all’inizio del film, così si trova solo in una vita che capisce in fondo non essere davvero sua. Non riesce ad elaborare il lutto, vorrebbe ricominciare ma non sa come. Comincia così a smontare tutto, perché vuole “andare a fondo e capire le cose”, smonta le porte, i frigoriferi, i macchinari fino a distruggere tutta la casa...
Di pezzo in pezzo Demolition vuole distruggere e ricostruire il suo protagonista ma riesce solo a banalizzare il dolore
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