Una volta nella vita ha due compiti: da una parte è un film sugli orrori dell’Olocausto che deve “ricordare e spaventare”, dall’altra è un film sullo statuto della scuola e quindi deve “raccontare la società contemporanea”. Incredibilmente non riesce a portare a termine nessuno dei due. Attraverso la metafora della classe e delle interazioni tra ragazzi si racconta come di consueto cosa sia la nuova Francia, un’unità multirazziale in cui a confliggere non sono più le etnie e i colori ma le religioni (che da questi sono indipendenti). I ragazzi sono le antenne che recepiscono e ripetono i segnali della società dei genitori, i conflitti delle loro famiglie e quindi della nazione. Dalla loro situazione e dai loro problemi poi si parte per andare a finire nel mondo dell’Olocausto.
I compiti di questo genere di film sono di “non dimenticare” andando a ribadire ciò che gli altri film hanno già spiegato, in questo caso lo si fa attraverso il racconto di alcuni ragazzi che apprendono essi stes...
Con tutto il buonismo possibile Una volta nella vita vuole raccontare qualcosa di duro (l'Olocausto) attraverso una falsa visione idilliaca della scuola
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