Quando arrivò Leonardo Pieraccioni, a suo modo, era una ventata abbastanza fresca nel panorama della nostra commedia. Senza deviare eccessivamente dalla tradizione proponeva film scaldacuore, romanticoni con un incedere comico superiore alla media del genere e più vicino per l'appunto ai film di comici. Ossessionato dal tema del contrasto tra provincia e grande centro, ossessionato dalla figure tipiche dei paesi e da quelle dinamiche anche sentimentali, navigava nella stessa categoria di Massimo Troisi ma in maniera più superficiale e facile, e così facendo riuscì ad imbroccare successi straordinari di pubblico (accompagnati da una certa benevolenza critica) da cui non è mai più uscito.
Come in una condanna dantesca da quel momento ripete ad oltranza se stesso noncurante del procedere dell'età.
Un fantastico via vai in teoria affronta proprio questo, il mutato stato di un 50enne che fino ad ora ha rifatto sempre il medes...
Continua la china discendente di Pieraccioni. Sempre più annacquato nei temi e nelle idee sembra non saper dove andare e inseguire un concetto astratto di "gusto del pubblico"...
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