Mentre la situazione di Harvey Weinstein dentro e fuori l’industria di Hollywood si aggrava sempre di più (nel corso del weekend gli è stata tolta la Legion d’Onore, oggi la PGA quasi sicuramente lo espellerà dall’associazione), l’azienda che ha contribuito a fondare insieme al fratello Bob sta vivendo un momento molto difficile. Le voci di problemi finanziari e di una possibile vendita di The Weinstein Company si rincorrono da giorni, ed è in questo quadro che Bob Weinstein ha deciso sabato di rilasciare una lunga intervista all’Hollywood Reporter. Una telefonata di 45 minuti nella quale l’uomo prende nettamente le distanze dal fratello e rivela, tra le altre cose, di aver subito per anni le sue angherie e i suoi soprusi.

“Sono mortificato e disgustato dalle azioni di mio fratello, e mi sento male per le vittime. Sono loro vicino, davvero,” spiega cercando di rispondere alla domanda che molti si sono fatti in questi giorni: com’è possibile che all’interno della TWC nessuno sapesse delle molestie e degli stupri di cui è stato accusato il co-fondatore? Bob chiarisce innanzitutto che negli ultimi cinque anni ha parlato sì e no una decina di volte con il fratello, il quale si occupava principalmente dell’ufficio newyorkese della TWC, mentre lui si dedicava all’etichetta di genere Dimension Films (responsabile peraltro di franchise di successo come Scream e Scary Movie), e che pur essendo a conoscenza delle sue tresche pensava che il fratello fosse semplicemente un traditore seriale e che si trattasse sempre di rapporti tra consenzienti. “Ho parlato con lui due volte da quando è uscita questa notizia, sperando di sentire del pentimento da parte sua, e invece niente,” continua. “Ho divorziato da mio fratello cinque anni fa. Letteralmente. E chi mi conosce sa che non potevo stargli vicino, non sopportavo i tradimenti, le menzogne e il suo atteggiamento verso chiunque. Dovevo allontanarmi per sopravvivere”.

Arriva a definirsi una vittima delle aggressioni anche fisiche del fratello, spiegando che “tutto quello che posso dire è che, come altre vittime, non mi sono fatto valere. E me ne pento più di ogni altra cosa. Vivo con questa consapevolezza. C’è stato un momento di totale codardia da parte mia, e non è facile conviverci, il che non mi assolve per questa codardia. […] Sono contento che la gente abbia iniziato a parlarne. Ha reso coraggiose altre persone.”

Sul lato meramente professionale, però, Bob Weinstein spiega di voler combattere per tenere in vita l’azienda che lui e il fratello hanno creato (e che dà lavoro a più di 180 impiegati), e fa chiarezza sulla situazione. Dopo il licenziamento di Harvey (il quale farà ricorso, “ma è una battaglia che è destinato a perdere perché lo abbiamo licenziato noi del board”) e le dimissioni di diversi membri del consiglio di amministrazione, Bob e il COO David Glasser stanno lavorando 24 ore su 24 per trovare una soluzione che permetta loro di continuare a lavorare producendo e distribuendo film e serie tv.

Secondo Bob Weinstein l’azienda non intende chiudere e non è in vendita (“è mio fratello che deve pagare per tutto questo, letteralmente, non la compagnia o i nostri impiegati”), e lui e Glasser stanno approntando un piano che parte dal cambiamento di denominazione: “Proporremo un nuovo nome, e non ci sarà il nostro cognome in esso, posso promettervelo”. Sul fronte del credito, sabato “diverse banche hanno rinnovato il loro sostegno […] ci sono persone interessate a partecipare finanziariamente alle nostra attività a condizione che Harvey Weinstein non abbia più nulla a che fare con noi.” Dei due fratelli, Bob è noto per essere quello che ha sempre portato successi commerciali all’azienda, e questo senza dubbio vale qualcosa, “e poi viviamo in un mercato in cui, improvvisamente, ti ritrovi con un It al box-office. Le cose cambiano. Stiamo lavorando a Six Billion Dollar Man, c’è Paddington 2 e poi tra due anni Paddington 3. Quando si parla di me, si parla di soldi e lavoro. Harvey sapeva come prendersi il merito, vincere i premi. Ma io agli Oscar e ai Golden Globes vado solo se invitato.”

Un argomento scottante è la percentuale di The Weinstein Company di proprietà di Harvey: negli ultimi giorni si è parlato di un interesse da parte di Jay-Z per acquisire la sua quota. “Mi piacerebbe molto,” spiega Bob, “ma al momento non c’è nulla di concreto. […] Taglieremo di netto il rapporto con mio fratello. Non si può fare velocemente, ma io, Glasser, il consiglio di amministrazione rimasto e gli azionisti ce ne stiamo occupando. […] Anche le agenzie vogliono continuare a lavorare con noi, a patto che non ci sia più di mezzo il suo nome.”

Se la condizione per continuare a lavorare è l’eliminazione totale di Harvey, allora l’unica soluzione potrebbe essere la liquidazione di TWC e l’apertura di una nuova compagnia senza di lui e senza “Weinstein” nel nome. “La mia speranza,” spiega Bob, “è che la nostra comunità ci dia il tempo di fare le cose per bene permettendo a chi lo merita di continuare a lavorare. È tutto ciò che sto cercando di fare, ma ci vorrà del tempo. Non si può fare in una settimana.” Ma di una cosa è certo: “Non dobbiamo permettere a Harvey di tornare a lavorare in questa industria. Mai. Ha perso i suoi diritti. Può ancora essere riabilitato come essere umano, ma non può tornare a lavorare a Hollywood.”

 

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