L’annuncio dell’arrivo di Mulan su Disney+ continua, come prevedibile, a far discutere.

Il CEO Disney Bob Chapek nelle ore scorse ha comunicato che “in Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e altri paesi offriremo il film epico Mulan su Disney+ con un accesso premium a partire dal 4 settembre a un prezzo di $29,99 negli USA“. La pellicola resterà poi disponibile nel profilo dell’acquirente finché manterrà attivo l’abbonamento a Disney+. A quanto pare, si tratta di un caso unico, e non di una strategia che verrà adottata d’ora in poi per i film Disney, ma è chiaro che sarà anche un test importante. Test importante anche in materia di distribuzione ibrida perché, anche se i dettagli della cosa non sono ancora stati spiegati, in quei paesi dove i cinema sono in attività Mulan potrebbe arrivare sia in streaming che in sala.

Se quel gigantesco raccoglitore di opinioni, spesso deliranti, noto come Twitter si divide fra favorevoli e contrari, fra chi dichiara di non voler spendere altri soldi per un contenuto aggiuntivo su una piattaforma che già ha un abbonamento su base mensile e chi fa notare che, se si divide la spesa o se si hanno dei figli a casa, 30 dollari sono quasi un risparmio rispetto alla sala, era abbastanza scontato che la mossa non sarebbe risultata gradita agli esercenti, tanto quelli americani quanto quelli europei.

In Europa, al netto dei vari focolai e della sostanziale endemizzazione di un virus pericoloso da cui possiamo difenderci seguendo i vari protocolli di igiene e distanziamento sociale, la situazione ha consentito la riapertura dei cinema in un contesto molto difficile dove a mancare sono proprio quei titoli americani che riescono a trainare l’intero settore. È questo il motivo per cui tutti i gestori dei cinema europei stanno, giustamente, attendendo Tenet di Christopher Nolan come la proverbiale manna dal cielo.

Al netto delle difficoltà che un film come Mulan avrebbe potuto avere per ragioni politiche (i nomi principali del cast hanno appoggiato la repressione delle manifestazioni a Hong Kong) e “sociali” per così dire (la correlazione fra Coronavirus e Cina, l’epicentro della pandemia), si sarebbe trattato in ogni caso di un titolo di richiamo che peraltro, proprio come probabilmente potrebbe accadere con Tenet, avrebbe potuto beneficiare di una coda molto lunga di permanenza in sala… data l’assenza di alternative Made in America.

Deadline, nel riportare le opinioni degli esercenti inglesi, non usa mezze misure già nel titolo del suo articolo che abbiamo ripreso in maniera sostanzialmente identica perché sarebbe stato impossibile edulcorare la pillola. “È un vaffan*ulo agli esercenti”, ha commentato amaramente un esercente britannico interpellato dall’autorevole sito.

Phil Clapp, Presidente dell’associazione dei cinema inglesi, si è consultato con gli associati nel corso della notte e non nasconde la propria frustrazione per la situazione:

In queste settimane è stato fatto un passo in avanti e due indietro e mi dispiace dover portare un ulteriore carico di cattive notizie a latere dell’annuncio della Disney. La decisione di non consentire ai cinema la possibilità di proporre il film, anche in Day-and-Date con Disney+ è francamente spiazzante ed è qualcosa a cui chiederemo alla Disney di rendere conto.

Aggiunge un altro esercente:

Vogliono tenersi tutti gli incassi. Non sono interessati a collaborare in un settore dove abbiamo bisogno l’uno dell’altro in quella che pensavamo fosse una partnership. È una mossa crudele che renderà i rapporti ancora più turbolenti.

Vale la pena puntualizzare e ripetere quello che abbiamo già scritto nell’articolo: in teoria Mulan dovrebbe uscire anche al cinema nei mercati dove la strada è praticabile. Ma anche in caso di release ibrida confermata, siamo certi che si continuerà a discutere della cosa.

Vi terremo aggiornati.

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