Paul Rudd racconta cosa ha scritto di Ant-Man: Quantumania, che film vorrebbe fare e cosa caratterizza i film di Ant-Man

Paul Rudd somiglia effettivamente a Paul Rudd. La sua immagine divertita, leggera e scanzonata che i film ben sfruttano è anche quella che emana in prima persona. Rilassato, incapace di prendersi eccessivamente sul serio anche se poi ogni tanto scappa il fatto che, come tutti gli attori hollywoodiani, è ossessionato dal lavoro e dall’impegno, Rudd ha un atteggiamento molto tranquillo nei confronti dei film Marvel. Ora il terzo film di Ant-Man lo mette per la prima volta in una posizione di rilievo, è il protagonista del film che fa partire una nuova fase del mondo Marvel, la quinta, e quindi è il primo a spiegare, mostrare e raccontare il villain che la caratterizzerà.

I film di Ant-Man non sono mai stati così cruciali come questo, sono sempre stati un po’ defilati, avete dovuto un po’ snaturarlo?

È eccitante l’idea che un nuovo Ant-Man sia più grande e importante ma è chiaro che non si doveva perdere tutto quello che aveva funzionato dei primi due. Abbiamo preso quella dimensione piccola (e il gioco di parole è voluto!) e ingrandirla (anche questo!). 

E qual è questa identità? Cosa differenzia Ant-Man dagli altri film Marvel?

La sua natura di storia familiare. Il punto delle storie di Ant-Man è il fatto che i protagonisti sono sempre lì l’uno per l’altro. I primi due funzionavano come delle commedie familiari. Ora ovviamente si trovano in un mondo molto più grande, quello da cui parte la fase 5. Però se vedi il rapporto padre/figlia è comunque quello che guida il film.

Nei film precedenti eri anche sceneggiatore, qui no, hai contribuito di meno?

Stavolta a scrivere c’è Jeff Loveness, mentre la Marvel come sempre ha concepito la storia. Io mi sono limitato a lavorare sulle battute e magari aggiustare i dialoghi tra padre e figlia. Poche cose ma davvero, una battuta ogni tanto o quelle piccole cose che so che Scott direbbe, perché a questo punto sento di conoscere il personaggio meglio di tutti.

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È il caso della battuta sul numero buchi? 

Esatto quelle cose lì. Quella battuta non era sullo script, c’era solo la questione del numero di buchi, a me è venuto in mente che Scott è il tipo di persona che nel sentire una cosa del genere si sarebbe fatto il conto in testa. E immagino sia qualcosa che in molti avrebbero fatto.

Trovi sia più difficile oggi fare battute? Che l’attenzione maggiore che occorre mettere sia un problema?

Sicuramente esistono battute che forse 10 anni fa la gente avrebbe fatto senza pensarci due volte e invece oggi ci pensano, ma la comicità e la sensibilità dipendono sempre dal tempo e dal luogo. Ovviamente poi ci sono cose che sono semplicemente divertenti, punto e basta. Io personalmente amo l’umorismo che si prende dei rischi. Alcune cose funzionano altre no, alcune volte le persone si offendono altre volte no. 

Possiamo sperare di vederti in qualcosa di completamente diverso come è capitato con Brendan Fraser e The Whale?

Mi piacerebbe molto mettermi alla prova con del materiale simile o con personaggi diversi da quelli che interpreto di solito. Mi piacerebbe tentare qualcosa che non ho mai fatto prima, qualcosa in cui nessuno mi ha mai visto, che poi è il brivido connaturato alla cosa. Il punto è ottenerli qui ruoli! Sai una volta in molti erano scioccati all’idea che io avrei interpretato un supereroe. Certo non è come Brendan Fraser in the Whale, ma comunque anche vendermi come un attore plausibile come supereroe non fu semplice.

Per la ricostruzione del mondo quantico avete lavorato con i classici green e blue screen o con The Volume?

Alcune scene le abbiamo girate davanti ad un blue screen, ed è la cosa peggiore per me, perché non sai come verrà fuori il tutto. Altre invece in The Volume che è un grande schermo che ruota tutto intorno al teatro di posa in cui vanno le immagini dello sfondo. È un’esperienza eccezionale, perché hai la sensazione di stare nel mondo quantico e questo influenza le scene.

A partire da Endgame sei stato bombardato di domande sul fatto che Ant-Man avrebbe potuto sconfiggere Thanos entrandogli nel retto e poi espandendosi, ora non ti capiterà lo stesso?

Guarda non è un gran problema. Anche perché io ritengo che la domanda sia valida, è una maniera di sconfiggerlo. Certo per Thanos parlavamo sempre di uno che usa delle pietre spaziali e vai a capire cosa cosa fare. Ma soprattutto: perché nessuno ha proposto di farlo con il naso o con l’orecchio?

Diretto da Peyton Reed e prodotto da Kevin Feige, il nuovo film Marvel Studios Ant-Man and The Wasp: Quantumania, che dà il via alla Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, è uscito il 15 febbraio nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Trovate tutte le notizie su Ant-Man 3 nella nostra scheda.

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