Ryan Reynolds è uno degli ospiti di David Letterman nella quarta stagione di Non c’è bisogno di presentazioni, da pochi giorni disponibile in streaming su Netflix. Nel corso dell’intervista, l’attore ha avuto modo di parlare della sua famiglia, della sua carriera e del suo carattere. Vi riportiamo le principali curiosità emerse.

Nato e cresciuto a Vancouver, in Canada, Ryan Reynolds è ultimo di quattro figli maschi. Parlando della sua giovinezza a Letterman, ha raccontato un simpatico aneddoto che evidenzia l’unione coi suoi fratelli:

A 12 anni volevo un orecchino. I miei fratelli mi fanno: “Morirai: a cena nostro padre ti accoltellerà ferocemente“. Così vado a farmelo mettere con un amico e sua madre. Mi ricordo ancora quella sensazione del sangue che mi ribolliva in faccia al pensiero dell’imminente catastrofe una volta tornato a casa. A tavola, grondavo di sudore, tenevo lo sguardo in basso e sentivo il suo puntato addosso. Lo sento sussurrare qualche parolaccia, così alzo la testa e vedo che anche i miei altri fratelli avevano un orecchino, [che si erano fatti mettere apposta] per salvarmi. Una delle cose più belle che ho mai vissuto.

Spostando l’attenzione sulla sua carriera, uno dei titoli più particolari a cui ha partecipato è sicuramente Buriedfilm del 2010 che si svolge interamente all’interno di una bara dove il personaggio interpretato dall’attore si ritrova sepolto, armato unicamente di un cellulare e di un accendino per cercare di salvarsi.

Un’esperienza complicata per Reynolds stesso:

Quasi tutto il film è girato in un’unica ripresa, tranne per un paio di momenti in cui sono svenuto. Quello che non sapevo, e che ho appreso solo sul momento e che, se sei senza fiato e non ti muovi regolando l’ossigeno, svieni. C’è una sequenza in cui avevo un sacchetto di carta, in cui respiravo il più possibile prima di iniziare a girare. E quando riprendevo conoscenza, qualche volte anche nel bel mezzo della ripresa, lo afferravo e respiravo aspettando il segnale per andare avanti.

In Safe House- Nessuno  è al sicuro l’attore condivide invece lo schermo con Denzel Washington. Nella scena in cui i due sono all’interno di un’auto che stanno guidando a tutta velocità, all’improvviso accade che:

Sento dietro la testa di avergli colpito l’occhio così duramente da averlo accecato. Fermiamo l’auto e lui aveva questa specie di uovo gigante. Credevo mi avrebbero mandato a casa in un’urna funeraria, che la mia carriera e la mia vita sarebbero finite. Ma in realtà lui era tranquillo, e mi fa:”Gli incidenti capitano. Rifacciamola all’altra parte, così non si vede la ferita“. La rifacciamo e colpisco l’altro occhio. Così [Washington] sembrava un’addobbo natalizio… e io volevo morire.

Infine, l’attore condivide anche un lato del suo carattere:

Soffro di più nell’attesa di un evento che durante il suo svolgimento. Per esempio, quando venivo al tuo programma [Il David Letterman Show], lo scemo che è in me prendeva il sopravvento facendo delle battute e cavandosela alla grande. Questo tipo mi protegge e quell’umorismo schivo mi ha salvato. È un ottimo obiettivo nel mio lavoro: se riesco a ridere di me stesso e non di altri, quella risata mi piace, mi da soddisfazione. Non funziona sempre, ma quando lo fa, è una bella sensazione.

Nel corso della chiacchierata con Letterman, Ryan Reynolds ha inoltre svelato l’omaggio a John Candy nascosto in Deadpool, maggiori dettagli in questo articolo.

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