The Woman King, film epico che questo weekend ha raggiunto il primo posto al box-office USA, racconta di un’unità militare composta da sole donne, le Agojie, con un cast che, nei suoi quattro ruoli principali, vede quattro attrici nere, Viola Davis, Lashana Lynch, Thuso Mbedu e Sheila Atim. Quest’ultima, in un’intervista con Deadline, ha sottolineato come il fatto che il film con queste caratteristiche sia stato distribuito da un grande studio (TriStar) e abbia avuto una notevole visibilità “significhi davvero qualcosa”.

L’idea di stare realizzando qualcosa di importante è stato del resto percepito da tutte le attrici, racconta Atim:

Durante la lavorazione di questo film eravamo tutte consapevoli di cosa significa essere un team prevalentemente al femminile, sia davanti che dietro la macchina da presa, e di essere prevalentemente donne di colore, prevalentemente donne di colore con la pelle scura, il che rappresenta un ulteriore livello. E raccontare una storia che non è mai stata raccontata prima, e per di più su un’enorme scala epica. Eravamo tutti perfettamente consapevoli di ciò che significava e di quanto fosse sottile il margine di errore. E della posta in gioco per noi a livello personale.

L’attrice spiega poi perché, nonostante questo momento di gloria, le donne stiano ancora lottando per avere il proprio spazio, dentro e fuori lo schermo:

C’è movimento e c’è contro movimento, c’è flusso e c’è riflusso. Credo che quello che ho iniziato a capire nella mia vita è che queste cose tendono a essere sfaccettate e stratificate, e per creare davvero le fondamenta e le radici per il cambiamento ci vorranno un paio di tentativi. Ogni volta non si può scavare alla stessa profondità, bisogna andare più in profondità, poi ancora e continuare a imparare da prima, quindi quando penso alle generazioni che mi hanno preceduto celebro i progressi che hanno fatto, sapendo che hanno aperto la strada per me, e cerco anche di guardarle con obiettività e di vedere come possiamo costruire su di esse.

Una tendenza ancora in atto è infatti quella di dare maggiore considerazioni a chi la pelle più chiara. Commenta Atim:

Penso che storicamente sia stato così. Credo che la situazione stia cambiando. Non voglio mettere nessuno contro nessuno, voglio che sia chiarissimo perché non si tratta di una competizione e di un” noi contro loro”. Non credo che questo sia utile o salutare in questa fase, ma il fatto è che qualsiasi cosa, che sia la tonalità della pelle o qualsiasi altra cosa che sia adiacente a un sistema di valori che privilegia la bianchezza, sarà celebrata: la pelle, i capelli, la consistenza, le caratteristiche fisiche, il dialetto che hai, il modo in cui ti vesti, gli ambienti in cui ti muovi – tutte queste cose possono creare questi falsi sistemi di casta quando si parla di razza. E poi c’è la classe, che è un ulteriore livello in tutto questo. Si tratta di un aspetto che interagisce in modo molto diretto.

L’attrice conclude sottolineando qual è per lei la priorità in termini di conquiste sociali:

Le persone hanno bisogno di avere accesso e risorse e poi creeranno tutto ciò di cui hanno bisogno per esistere a un certo livello di qualità. Bisogna dare loro l’accesso, le risorse e la fiducia. Se si affronta la questione con una mentalità di “far calzare qualcosa”, si rende un cattivo servizio a tutti. Sono convinto che possiamo raggiungere la diversità e la varietà, parola che preferisco, concentrandoci esclusivamente sull’equità. Una volta che ci si concentra sull’equità al primo livello di base e si dice: “Hai lo stesso accesso di quella persona”, poi il resto si prenderà cura di se stesso.

Cosa ne pensate delle parole di Sheila Atim su The Woman King? Lasciate un commento!

FONTE: Deadline

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