Questo weekend, fa il debutto nelle sale statunitensi Winnie the Pooh: Blood and Honey, slasher ispirato al noto personaggio per bambini diretto da Rhys Frake-Waterfield (GUARDA IL TRAILER).

Per l’occasione, Variety ha pubblicato un lungo articolo in cui ha ricostruito la storia della realizzazione di questo horror a bassissimo budget (meno di 100 mila dollari) diventato presto virale e già profittevole (in Messico, dove è già nelle sale, ha già superato i 700 mila dollari d’incasso).

Insieme alla Jagged Edge, società del regista, alla produzione troviamo la ITN, che nei suoi primi 32 anni di attività ha realizzato 700 film a bassissimo budget. La sua è una formula semplice: personaggi di dominio pubblico, ricorso al genere (horror, western, fantascienza) e sequel, tutti diretti al consumatore. Per fare un esempio, hanno visto la luce ben cinque slasher ispirati alla Fatina dei denti.

La realizzazione di Winnie the Pooh: Blood and Honey non è stata comunque facile, a partire dalle primissime fasi: all’inizio infatti i colleghi di Frake-Waterfield non erano convinti nel prenderne parte. Il regista racconta di aver dovuto implorare la troupe di unirsi a lui, mentre gli attori con cui aveva già lavorato rifiutarono subito, convinti che il film sarebbe stato “assolutamente un disastro” Tuttavia, è riuscito a mettere insieme un cast che comprende Craig David Dowsett, Chris Cordell, Amber Doig-Thorne e Natasha Tosini.

A causa del budget limitato, gli effetti visivi sono stati ridotti al minimo, e infatti il protagonista non è stato creato in CGI, ma a interpretarlo troviamo un attore in carne ed ossa. La maschera di gomma che Dowsett indossa nei panni del protagonista è stata uno degli articoli più costosi, acquistata da un rivenditore online per 650 dollari, mentre le sue mani sono rivestite da guanti per il lavaggio dei piatti, al prezzo di 1 sterlina. Un Winnie the Pooh peloso era inoltre fuori questione. Non solo le singole mani sarebbero costate un altro paio di migliaia di dollari, ma mescolare sangue e pelliccia “è un incubo“.

Non è stato possibile nemmeno effettuare una ricognizione delle location in pre-produzione, così che molte scene sono state improvvisate sul momento. Spiega il regista:

Con questo budget, poiché non si può fare grande pianificazione e preparazione, molte cose possono andare a farsi benedire e bisogna essere in grado di pensare in fretta… e modificare le cose, ma [volevamo] avere comunque una solida scena di morte alla fine.

Per girare la scena in cui Pimpi colpisce a morte una donna in una piscina, Frake-Waterfield ha scoperto che quest’ultima era molto più piccola di come appariva nelle fotografie. “Ho pensato: ‘Oh mio Dio, è una piscina per Hobbit‘”, ricorda. Pimpi non poteva così più far roteare la sua ascia in aria, perché avrebbe colpito il soffitto; al contrario, cerca di colpire di lato la sua vittima, accovacciandosi nell’acqua per tutto il tempo.

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FONTE: Variety

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