C’era anche lui, Reed Hastings, co-CEO di Netflix, in Italia per l’inaugurazione della sede di Roma in via Boncompagni 8, vicino via Veneto. È arrivato alla fine di una conferenza piena di annunci di nuove produzioni italiane e ha subito sganciato la bomba dei “quasi” 5 milioni di abbonati raggiunti nel nostro paese.

Hastings ha fatto quello che si fa in questi casi: ha raccontato una storia che lo lega all’Italia (di quando la sua famiglia passò un anno a Roma mentre lui faceva la spola con l’America ancora al tempo in cui Netflix era un servizio di noleggio DVD via posta) e ha parlato di vigore e voglia di produrre fantastiche serie e mirabolanti film italiani. Si è detto felice per i David a È stata la mano di Dio e lodato il team italiano che comprende Tinni Andreatta (Vicepresidente serie italiane), Sara Furio (direttrice per i film in Italia) e Giovanni Bossetti (Manager per i contenuti non fiction italiani).

Insomma quello che si fa in questi casi.

Poi è arrivata la sessione di domande, le prime delle quali sono state tutte sugli abbonamenti in calo nel mondo e su quali invece siano le tendenze in Italia:

ELEONORA ANDREATTA: “In autunno avevamo annunciato di aver superato i 4 milioni e come detto prima ora siamo sulla buona strada per arrivare a 5, dunque in Italia in un anno c’è stata una crescita con una percentuale che ha due numeri, siamo molto contenti. Poi bisogna tener conto del fatto che tutto il settore EMEA (Europe, Middle East, Africa) ha su di sé il peso della Russia ed è complessivamente lievemente diminuito. Ma se leviamo il dato russo, che pesa per 700mila abbonati, ne ha persi 200mila quindi anche gli altri paesi nel complesso vanno bene”.

Il calo mondiale ha causato alcuni tagli, per dirne uno: quello della produzione della società di Meghan Markle. Vedremo qualcosa di simile anche in Italia?

EA: “Non è un progetto che seguo io ma i miei colleghi di un altro mercato, quel che so è che non è accurato parlare di cancellazione e che la società rimane per noi un partner importante con cui continueremo a lavorare. Quindi non è una cancellazione”.

netfli italia

Da sinistra a destra: Tinni Andreatta, Reed Hastings, Barbara Ferrieri, Sara Furio, Giovanni Bossetti

Stranamente subito dopo questa dichiarazione ha preso la parola Hastings apparentemente contraddicendo quanto detto da Tinni Andreatta.

REED HASTINGS: “Bisogna considerare che prendersi dei rischi vuol dire anche dover essere pronti a cancellare”.

Avete avuto molti problemi recentemente che si sono riflettuti su un calo fortissimo del titolo. Lo streaming ha un futuro?

RH: “25 anni fa i telefoni cellulari hanno cominciato ad affiancarsi alle linee fisse e diventano più potenti ogni giorno perché sono più capaci di adattarsi ai mutamenti. Ecco è un buon modello per quello che sta accadendo nel passaggio da tv lineare allo streaming. Lo streaming ha tutto, ti può dare una programmazione on demand, video in 4K, puoi vederlo fuori casa come in casa. Io prevedo un incremento stabile dello streaming per i prossimi 20 anni, a mano a mano che le tv diventano smart tv”.

Che le è sembrato della vittoria di Coda – I segni del cuore agli Oscar?

RH: “Vi dico la verità: io i film e le serie dei nostri competitor me li godo, amo le buone storie da ovunque vengano. Quando Coda ha vinto l’Oscar ero triste ma anche molto felice perché è un film bellissimo. La vera concorrenza credo siano YouTube e TikTok, i giovani hanno una sensibilità diversa. Noi piattaforme dobbiamo investire in film e serie perché la nostra forma d’arte non venga schiacciata, dobbiamo lavorare insieme per tenere vive quelle storie. A Netflix l’obiettivo è essere migliori della concorrenza, arrivare a conquistare il 50% dei contenuti visti dal pubblico, così che gli altri possano dividersi il restante 50%. Tuttavia è proprio questa concorrenza che fa migliorare lo storytelling. Tutte le piattaforme vogliono vincere, noi lo vogliamo di più”.

Rispetto alla concorrenza di Disney non avete proprietà intellettuali che corrispondono a grandi franchise come Guerre Stellari o il mondo Marvel. Pensa sia uno svantaggio?

“Di certo Disney ha un vantaggio grazie ai suoi franchise. Sono bravissimi in quello. Noi siamo bravissimi a trovare nuove voci, gente che non ha avuto possibilità ancora, vedi Sex Education o altre serie. Ci sono molte maniere di accontentare i consumatori, va bene che ci siano la Marvel e Guerre stellari che funzionano per Disney, noi faremo successo con altro da Bridgerton a Stranger Things e forse proprio il non avere quelle grandi proprietà intellettuali così amate ci rende più affamati, taglienti e creativi”.

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