La recensione di Air – La storia del grande salto, al cinema dal 6 aprile

Si gioca tutto Ben Affleck con questo film e parte fortissimo: musica, montaggio che imposta il periodo (gli anni ‘80) e poi ancora marchi, oggetti e dialoghi a dinamite, ben scritti e potenti. Lui che da regista aveva sempre flirtato con il cinema più commerciale, cercando vie personali e alle volte spiazzanti, questa volta non corre rischi e mette tutto quello che ha per creare il miglior cinema mainstream americano. Fine artigianato per la conquista dello spettatore con classe, almeno tanto quanta ne mette Matt Damon per battere Adidas e Converse nel conquistare la famiglia Jordan a firmare un contratto con la Nike per una linea di scarpe dedicate a Michael prima ancora della sua prima partita nell’NBA. 

Quella di Air è una storia americana al 100% in cui tutti i coinvolti sembrano un po’ scemi (tranne Matt Damon e Viola Davis), eppure, alla fine ci verrà confermato dai cartelli finali, sono una banda d...