La recensione di Anselm, il film in tre dimensioni di Wim Wenders in uscita in sala il 30 aprile

Per Wim Wenders il 3D è un dispositivo per il racconto dell’arte. Lo aveva fatto con Pina 3D, con Cattedrali della cultura 3D e ora lo rifà ora con Anselm (di nuovo il nome di battesimo nel titolo). Si parla di Anselm Kiefer e delle sue opere, della sua vita e del racconto di come questo pittore e scultore tedesco abbia lavorato a lungo sulla persistenza della memoria della mitologia nazista, in decadi in cui aveva l’impressione che esistesse la volontà di dimenticare. 

La cosa importante è che Anselm non è mai un documentario di divulgazione, anche quando ne incorpora alcuni tratti tipici o pezzi di racconto, quando ne imita il biografismo e una maniera di procedere di opera in opera, spiegandone le origini e dichiarandone gli intenti. Eppure è anche sempre molto evidente come per Wenders conti molto di più il cinema e quello che l’indagine dei dipinti giganteschi di Kiefer, rip...