In un film pieno di musica sia originale che non originale si muvono due personaggi sordi, una che lo è dalla nascita e che scappa a New York in cerca di una diva del muto nel 1927 (l’anno dell’arrivo del cinema sonoro), e un altro che sordo lo diventa per un incidente e anche lui scappa a New York alla ricerca di un padre ma nel 1977. Vediamo le storie alternate, la prima messa in scena come un film muto (anche se in realtà non è proprio così, lo stile delle inquadrature è molto moderno e quando gli serve Haynes ricorre al dialogo) e la seconda con la pasta e i colori appropriati alla sua epoca in una ricostruzione fantastica del Queens.
Il centro di tutto sarà la cultura museale e in particolare il Museo di Storia Naturale di New York, che qui ha la medesima funzione che aveva il cinema nell’altro film tratto da un libro di Selznick, Hugo Cabret: unisce, appassiona, commuove prima i protagonisti e poi il pubblico. Una forma culturale che diventa il collante tra gli esseri umani. Tutt...
Wonderstruck stupisce ma non colpisce. La storia va sui suoi binari, il regista si appassiona a tutto quello che non gli è funzionale
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