La recensione di Eileen, il film diretto da William Oldroyd in sala dal 30 maggio.

Una giovane casalinga vive un’esistenza monotona in un paese di provincia immerso nella nebbia. Un giorno arriva qualcuno capace di risvegliarne i desideri sopiti. Ma a volte dietro le superfici più placide dormono le pulsioni più oscure. Al cinema tutto questo ha un nome: “noir”. Non il noir delle metropoli decadenti. Quello dei posti piccoli e marginali dove la passione divampa incontrollabile dopo tanta carenza d’ossigeno. Quello di Il postino suona sempre due volte e di Ossessione. Eileen è degno erede di questa tradizione. Un piccolo grande film fatto di pochi elementi e di emozioni eteree, appena accennate, sotto cui batte un cuore di tenebra tanto più disturbante nella sua ineffabile normalità.

A otto anni da Lady MacBeth (2016) che rivelò il talento di Florence Pugh, quest’opera seconda conferma William Oldroyd come uno dei cantori più interessanti della femminilità nel cinema contemporaneo. Che...