La recensione di El Conde, il film di Pablo Larrain presentato in concorso al festival di Venezia

Pablo Larrain è davvero un regista che sa divertirsi con il cinema. I suoi film hanno sempre delle idee chiare e una poetica precisa, come molti dei grandi autori internazionali, in più hanno quasi sempre una chiave inusuale che li rende eccezionalmente vivaci e dinamici. C’è proprio nelle sue immagini, anche quando sono drammatiche come in Tony Manero o Il club, una qualità attrattiva che nasce dal piacere di girare e creare qualcosa di curioso e poi manipolarlo ed esplorarlo con l’eccitazione di uno scolaretto. Divertirsi insomma. Stavolta è particolarmente evidente: Augusto Pinochet è vivo, ed è sempre stato un vampiro. C’è un’allegoria abbastanza diretta al centro di questa trovata, ma il piacere di Larrain sta tutto nell’esplorarla, nell’inventare una backstory, dei villain e poi in un colpo di grande senso, anche una geniale discendenza ribaltata, cioè un personaggio venuto dopo Pin...