Omar Sy è la seconda star di colore del mondo dello spettacolo di tutta la storia della Francia. La prima è stata Chocolat, ovvero Rafael Padilla, ma oggi nessuno lo ricorda, nemmeno in patria.
Clown dei primi del novecento, in anni in cui al circo a Parigi si andava come all’opera, innovatore grazie al compagno (bianco) Fotit dell’arte clownesca (furono i primi clown di categoria Augusto e Bianco ad esibirsi in coppia), raggiunse una fama tale da essere testimonial pubblicitario e immortalato dai Lumiere in una serie di corti. Morì nella miseria nemmeno 50enne per problemi di gioco d’azzardo e pregiudizi dell’epoca.
Clown dei primi del novecento, in anni in cui al circo a Parigi si andava come all’opera, innovatore grazie al compagno (bianco) Fotit dell’arte clownesca (furono i primi clown di categoria Augusto e Bianco ad esibirsi in coppia), raggiunse una fama tale da essere testimonial pubblicitario e immortalato dai Lumiere in una serie di corti. Morì nella miseria nemmeno 50enne per problemi di gioco d’azzardo e pregiudizi dell’epoca.
È quindi perfettamente coerente che a riportare in auge la sua storia sia Omar Sy, eppure proprio lui è il problema principale di questo film. Forse sarebbe più corretto dire che il problema principale è il suo regista e la difficoltà con la quale amalgama la coppia formata da Sy e Thierrée, nipote di Chaplin e vero performer circense. In un film pieno di numeri da circo, ...
Ricostruito con voglia di fare ma poca testa, Mister Chocolat, ha il pregio di avere l'unica star che abbia un senso per il film ma non la rende credibile
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