La recensione di L’ombra di Caravaggio, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita il 3 novembre al cinema

È normalissimo e anzi sano che il cinema italiano attinga al proprio patrimonio culturale per pensare al grande pubblico. La storia di Caravaggio è tra l’altro in sé incredibile, piena di potenziale cinematografico e narrativo. Michele Placido parte quindi da un’intenzione nobile e giusta: e difatti L’ombra di Caravaggio usa grandi talent (Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Micaela Ramazzotti, Isabelle Huppert), scenografie e costumi che danno lustro alle maestranze, e attinge a piene mani da location che urlano “Film Commission” da ogni poro (con tanto di indicazioni di luogo…)

Tutto molto giusto, sulla carta. Peccato però che L’ombra di Caravaggio non sappia come usare questi strumenti a sua disposizione, seguendo scolasticamente la sola cronologia storica senza tirarne fuori null’altro. Un film confusionario e annacquato nella scrittura e recitato con un’enfasi irreal...