Oxygène, la recensione

È veramente difficile saper gestire un film di quasi due ore ambientato tutto in una cella criogenica e con un solo personaggio, Elizabeth (Mélanie Laurent), una donna che si risveglia dall’ipersonno senza memoria e che fa di tutto per sopravvivere all’imminente esaurimento di ossigeno nella capsula. Ma quanto lo sa fare bene con Oxygène Alexandre Aja, regista francese con la vocazione per il cinema di genere più viscerale (il remake di Le colline hanno gli occhi, Riflessi di paura, Piranha 3D…), che con una trama semplicissima giocata tutta sui colpi di scena (e quindi sullo scegliere quando dire le cose e in che modo) sa creare un ritmo crescente e, cosa più importante, mantenere sempre viva l’attenzione.

La sceneggiatura di Christine LeBlanc, nonostante a volte debba venire a patti con qualche forzatura e incongruenza, serve ad Aja per innestare soprattutto il suo calibratissimo gioco di saperi e rivelazioni, che non hanno mai il sapore della gratuità ma della...