Questo film lo conosciamo. E lo conosciamo perché l’abbiamo già visto. È la storia di un affido difficile ad una persona che inizialmente nemmeno lo vorrebbe. L’eroe riluttante, vinto alla lunga dai sentimenti e dalla convivenza con un bambino. Del proprio genere Palmer ha tutto: ha il protagonista inizialmente riottoso alla paternità, ha le difficoltà a trovare un lavoro e quindi dimostrarsi valido per un affido, ha i genitori inaffidabili che scompaiono e riappaiono rivolendo il figlio proprio quando finalmente si è creato un legame e ha il bambino tenero pieno di difficoltà in un contesto non facile. Il protagonista qui è Justin Timberlake appena uscito di galera, che non è propriamente un grande aiuto sul lato plausibilità. Timberlake non è qui per il film, infatti, è qui per la sua carriera, è qui per l’intensità. Questo film è per lui un veicolo di credibilità, l’ideale hollywoodiano del ruolo intenso per accadere ad altri ingaggi migliori. Il resto sono dettagli.