Quattro metà, la recensione

Per una volta sembra di poter dire che una commedia italiana che si presenta come di scarso impegno e scarsa ambizione ha fatto un lavoro serio, emancipandosi da tutti quegli “scarso”. Quattro metà non somiglia agli altri film diretti da Alessio Maria Federici, nei quali uno spunto utile ad accattivare si spegne negli esiti più scontati, comuni e ripetitivi, ma una volta tanto quell’idea iniziale ci prova a gonfiarsi e diventare film, a non appoggiarsi sui caratteri e le personalità che solitamente i suoi attori portano con sé ma a cercare i caratteri dei personaggi e a lavorare con gli attori perché li possano interpretare. Insomma Quattro metà davvero non ha troppo interesse ad essere una “commedia italiana” di quelle che fino a qualche anno fa sembravano un investimento a basso reddito ma sicuro ritorno e che non lo sono più.

La storia viene da Martino Coli, sceneggiatore precedentemente affiancato a nomi più grandi per film di Salemme o Brizzi