La recensione di La ragazza della palude, in uscita il 14 ottobre in sala

Quanto è possibile credere ad una storia in cui la protagonista cresce da sola nelle paludi americane, fin da bambina, scalza e lontano dalla civiltà, per poi diventare un’adolescente dal viso pulito, i vestiti carini e i capelli a posto? Il cinema chiede da sempre un po’ di buona disponibilità nel pubblico a credere l’implausibile, ma la volontà di La ragazza della palude di insistere sul fatto che la protagonista è respingente, è selvaggia, è cresciuta lontano dagli altri e dagli altri è emarginata se non proprio ritenuta un mostro, si scontra davvero troppo contro l’apparenza eterea, angelica, leggera, delicata e di buona famiglia della protagonista.

Che invece la famiglia sarebbe il problema numero 1, una madre fuggita e un padre violento perché traumatizzato dalla guerra che pure ad un certo punto se ne va. Così la bambina sarà cresciuta dagli elementi migliori della comunità ma più che altro da sola, e si ...