La trama di Regina è essenziale. Un padre e una figlia adolescente vivacchiano nel mondo della musica, lui è un ex musicista e lei canta e suona in piccoli locali. Forse c’è una svolta, forse può aprire un concerto, è un buon momento ma in una gita al lago c’è un incidente, fanno qualcosa di grave e lo nascondono per non turbare le acque. Mentre il padre è pronto a dimenticare e non rovinare l’occasione che sta arrivando il rimorso comincia a rodere da dentro Regina che sta sempre peggio.

È questo uno dei generi più specifici del cinema italiano, quello in cui la morale dei personaggi prova a scappare alle gabbie dell’etica cattolica e, non importa che siano o no religiosi (in questo film non ci sono indizi in questa direzione), ma esiste qualcosa di più forte e di superiore a loro che li fiacca. Come in Il cattivo tenente, per quanto i personaggi provino a scappare al proprio giudizio sulle lo...