È buona regola, per qualsiasi narratore, di non indulgere a inutili barocchismi nel raccontare la storia che ha tra le mani, perché una buona opera ha bisogno di pochi, azzeccati elementi per potersi definire tale.

L'essenzialità è tuttavia un pregio di cui molti pseudo-narratori (di cui buona parte cineasti) si riempiono la bocca a sproposito, trincerandosi dietro la facciata del "less is more" per evitare l'accusa di inconsistenza. Duole dirlo, ma I Corpi Estranei di Mirko Locatelli, in corsa per il Marc'Aurelio d'Oro al Festival del Cinema di Roma, non fa eccezione.

La storia si racconta in breve (presumibilmente, nello stesso lasso di tempo che devono aver impiegato gli autori della sceneggiatura a metterla su carta): Antonio è un giovane padre di famiglia umbro, costretto dal tumore al cervello del suo bambino poco più che lattante a trascorrere alcuni giorni in una clinica milanese. Lontano dalla moglie e dai d...