Tonya
di Craig Gillespie
29 marzo 2018
Che I, Tonya sia un film derivativo è immediatamente chiaro dalle prime scene in cui i personaggi, oggi, sono presentati con un’inquadratura da finta intervista televisiva in 4:3. Sono nelle loro case e sembra di vedere per un attimo un film di Wes Anderson tanto la coerenza dei colori e scenografie si accoppia con i caratteri di chi le abita. Saranno loro a raccontare, da molti punti di vista diversi, cosa è accaduto 30 anni prima, con la confidenza con lo spettatore (a cui si parla anche direttamente rompendo la quarta parete) di The Wolf of Wall Street, film che è un modello per I, Tonya tanto quanto La Grande Scommessa.
Gillespie si capisce che vuole realizzare un film che appartiene al genere delle vere storie anni ‘80 e ‘90 raccontate nella loro naturale assurdità, trame ed intrecci credibili solo perché veri, altrimenti troppo implausibili ed idioti per stare in un film. Lo vuole così tanto da usare i carrelli veloci in avanti ad inizio scena di Scorsese e l’ossessione per l’umo...
Eccessivamente impegnato a far ridere, I, Tonya sacrificherebbe tutto per una battuta mentre la sua protagonista mostra una determinazione fuori dal comune
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.