Non c’è molto di nuovo in Idyll, non c’è molto di diverso rispetto a quel che conosciamo e abbiamo imparato ad aspettarci sia dal cinema di paura slavo (l’orbita che gira intorno a Serbia, Ucraina, Slovenia e Montenegro) sia in generale dal torture porn. Perché proprio con queste due idee in mente si muove Idyll, da un lato imbastisce la storia di due modelle e un fotografo sui monti per un servizio fotografico, per l’appunto in uno scenario idillico, dall’altra quando l’orrore li cattura si trastulla un po’ con i fondamentali della tortura. Tomaz Gorkic non è propriamente un regista raffinato, lo stesso si diletta nelle riprese ravvicinate e nell’insistito e violento massacro della carne di un personaggio e quindi della mente degli spettatori. Ma è una parentesi.

Gran parte del film infatti è cinema dell’orrore classico d’ambientazione diurna, cioè fughe tra i monti e lotta per la sopravvivenza, tenace resistenza a tutti i costi contro un’umanità inqualificabile. Mostri dagli abiti si...