La recensione di Scoop, il nuovo film diretto da Philip Martin, in arrivo su Netflix il 5 aprile.
Difficilmente vedremo entro fine anno una sceneggiatura più tagliente di quella di Scoop. Un film che, come i suoi protagonisti, finge di avere uno scopo e invece punta in tutt’altra direzione. In superficie è un elogio del giornalismo eroico (da Pakula in poi) che tira giù i potenti dai loro piedistalli portandone in luce le bassezze. In realtà è una meditazione in punta di penna sul contrario: sull’impossibilità, cioè, di differenziare tra “buoni” e “cattivi” in un mondo dove l’onnipervasività dei media costringe tutti, politici oscuri e giornalisti, a condurre un’esistenza performativa; dove ogni azione – anche la più eroica – non può essere genuina fino in fondo, perché ha sempre un doppio fine reputazionale.
Scoop, quindi, non è (solo) la storia di come la redazione di Newsnight – programma di attualità della BBC – ottenne l’intervista che distrusse l’immagine del principe Andrew...
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