Sing 2 – sempre più forte, la recensione

Nel panorama sconfortante dei film Illumination Sing si era distinto per avere una personalità propria che non fosse un clone dell’appiccicosa tenerezza su cui lo studio batte con una violenza inaudita.

Era un film che rimetteva in scena i meccanismi dei talent show canori in una storia da cinema, e che lo faceva con un protagonista eccezionale, l’impresario-koala di incrollabile ottimismo ed inesauribile energia ben accoppiato alla voce di Matthew McConaughey. Il sequel di Sing dismette entrambe queste caratteristiche, cioè non è più la drammatizzazione di un talent perché non ci sono più talenti da concretizzare o grandi domani da conquistare ma semmai è un’avventura nel territorio dello show business. E dall’altra parte anche la forza di Buster Moon ne esce depotenziata. C’è sempre la sua passione e martirio nel cercare di dare forma ad uno spettacolo al centro di tutto, solo che non è più protagonista come prima, non è l’eterno sconfit...