Non ha certo la mano ferma del chirurgo Roland Emmerich, non l’ha mai voluta avere e quel che di meglio ha portato al cinema sono stati roboanti disastri naturali, invasioni aliene e distruzioni dall’ambizione sfrenata.

Se c’è davvero qualcosa che può essere identificato come il contributo di questo cineasta al mondo del cinema è la volontà e la capacità di ampliare la prospettiva, immaginare scenari giganteschi in cui gli uomini sono formiche in balia della distruzione al lavoro.
Per questo fa un po’ sorridere quando un cineasta così mette da parte il binocolo e prende il microscopio, quando cioè decide di raccontare storie più piccole ed intime, esattamente la parte peggiore dei suoi film di maggior successo.

Stonewall dovrebbe essere questo, il racconto sentimentale di un momento di svolta nella storia della conquista dei diritti omosessuali in America, il grande confronto tra la comunità gay dell’epoca e la polizia, il primo momento in cui il movimento ha agito, dimostrando cosa si...