Ulrich Seidl è un cineasta aguzzino, un demiurgo senza pietà per gli uomini o un Dio infame con le proprie creazioni, bieco oppressore di protagonisti che nei suoi film sono vessati e maltrattati meritando le pene peggiori. Questa volta si dedica però ad un documentario, le cui immagini plasma come un film di finzione.
Delle cantine di mezza Austria che il regista ha scandagliato, girato e selezionato accuratamente per mostrare solo le cose più estreme e dure si trova il rimosso, l’immostrabile e l’assurdo. Il normale non interessava a Seidl, lui tra le migliaia di cantine austriache voleva far vedere solo quelle oscure, corrispondenti a quella parte degli uomini che si sfoga sottoterra eppure (mistero vero del film) accetta di essere mostrata davanti alla videocamera a volto scoperto.

Le storie sono reali, i protagonisti sono reali e i dialoghi spontanei ma molto c’è anche di “messo in scena”, cioè è palese (e il regista non lo vuole nascondere) che in pi...