Chi l’ha detto che la suspense deve appartenere solo a Hitchcock e compagnia? La tensione al cinema può essere anche l’attesa di un qualcosa che sappiamo sta per accadere e vogliamo che arrivi… come una risata. Il principio base è chiaro. Due persone stanno parlando a un tavolo noi spettatori sappiamo che c’è una bomba che ticchetta solo di sotto di loro. In quel momento l’ansia sale. Vorremmo che si allontanassero che facessero altro, che scappassero dall’imminente distruzione. Che cosa succederà alla fine del conto alla rovescia? Ecco la suspense. Il trucco inventato dal maestro del brivido è applicabile a tanti altri contesti. In …Altrimenti ci arrabbiamo! Marcello Fondato costruisce i primi quaranta minuti in una snervante attesa delle botte.

Prima di entrare in sala si sa già cosa attendersi da Bud Spencer e Terence Hill, rispettivamente Ben e Kid. Ci si aspetta che l’ingiustizia venga raddrizzata a suon di ceffoni, che il bene trionfi, e che i due eroi abbiano il ruolo principale in questa sorta di riallineamento cosmico tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

I giochi del destino in …Altrimenti ci arrabbiamo!

Nei loro film infatti il destino gioca sempre una parte fondamentale. È per caso che i due si contendono l’ambìto premio di una corsa automobilistica, la Dune Buggy. È per caso che si ritrovano incazzati neri contro i cattivi di turno. Eppure questo susseguirsi di avvenimenti fuori dal controllo della sfera umana riporta un equilibrio di partenza che ci illude che le cose possano funzionare così. Cioè che i cattivi senza un piano preciso, se non quello di fare le cose illegali, e i killer dagli occhi di ghiaccio ritorneranno sempre al loro posto.

Anche la sorte del camionista e del meccanico protagonisti gli farà pagare sul finale la loro hybris: la Dune Buggy, la macchina contesa, è e deve essere una. E i due dovranno stare insieme a contendersela perché questo è quello che vuole il film. Cioè finire un’avventura e partire per un’altra, senza sosta e sempre a raddrizzare i torti senza però volerlo veramente. Loro non sono supereroi, sono solo due persone che volevano stare tranquille e qualcuno le ha infastidite molto. 

Per questo la visione di …Altrimenti ci arrabbiamo! è giovane, distratta, e sudata. Guardando le immagini si ritorna a un’epoca, che magari non tutti hanno visto (chi vi scrive l’ha vissuta grazie ai racconti di mitiche proiezioni) in cui il cinema era un luogo di gelati mangiati con gli amici, di ingressi a metà del film e di ripetute visioni una dopo l’altra.

Senza romanticismo vintage né nostalgia dei bei tempi, bisogna ammettere che questi film sono frutto di un’epoca di grande consumo di cinema. Si poteva andare di mestiere, lavorare semplice (ma con la testa) e riscuotere tanto. Era un periodo in cui le nostre maestranze potevano permettersi in un film fondamentalmente comico e per famiglie dei numeri circensi clamorosi come quelli in apertura. Una gara con incidenti, automobili che finiscono una sopra l’altra, salti spettacolari e atterraggi rovinosi. Più avanti le vedremo sfrecciare in fiamme nelle vie della città e sfondare un locale girandogli dentro e prendendo pure le scale.

... altrimenti ci arrabbiamo! Spencer Hill

Come non esaltarsi di fronte a un tale connubio tra leggerezza e serietà produttiva?

Questo il pubblico lo sa bene. Dietro all’esile trama di due amici-nemici che rivogliono la loro Dune Buggy dai cattivoni che ambiscono a costruire un grattacielo su un Luna Park c’è invece tanto cinema. Quello che va esattamente dove si vuole, che restituisce lira per lira il prezzo del biglietto mostrando uno sketch dietro l’altro. Lo fa però con un’inventiva e una semplicità straordinarie.  

Prendiamo la scena al bar in cui Kid e Ben si giocano la macchina a birra e salsicce mentre dietro di loro succede il finimondo. È costruita proprio per frustrare le attese di una rissa clamorosa e al contempo fa ridere su più livelli. Sappiamo che non potrà succedere mai niente di male ai due. Nella storia del cinema nessuno ha mai temuto così poco per la sorte dei protagonisti come nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Però sappiamo anche che basta un errore degli scagnozzi che stanno devastando il bar, come un oggetto tirato per sbaglio o qualcuno che per errore rovina le pietanze, per scatenare le ire dei due amici.

Così, mentre stanno disputando la gara, volano sedie che non li colpiscono mai. Il bancone si distrugge lasciando solo lo spazio in cui sono seduti. Come una bomba che ticchetta siamo in tensione per la risata di un ceffone che sicuramente arriverà… ma non arriva. 

Un’attesa ripagata

Quando però il film si concede il primo momento di vero sfogo nella scena della palestra, la soddisfazione è massima. Perché le coreografie sono divertentissime, e la costruzione del momento è così insistita da far venire giù la sala di applausi. Già, quello che succede oggi con i vari Avengers: Endgame può succedere anche con Bud Spencer e Terence Hill. Soprattutto perché, prima di quel momento, la regia ha fatto di tutto per dimostrare la forza fisica dei due con una scena da acquolina in bocca.

I due girano nel Luna Park e superano alcune piccole prove. Il distributore automatico è inceppato. Un calcio ed ecco che escono infinite bottiglie e infinite monetine di resto. C’è un razzo da lanciare su dei binari, chi riesce a fargli fare più giri vince. Ben ci prova e non solo crea un moto perpetuo: addirittura l’oggetto prende velocità e decolla! Che effetto avrà questa forza espressa come un pugno sulle facce dei cattivi?

… Altrimenti ci arrabbiamo! è tutto così. Imposta una gag come quella del coro dei pompieri, che sentiamo canticchiare da Ben all’inizio, e la porta avanti fino a farla esplodere, molto tempo dopo, in una scena madre. Come una barzelletta che continua, continua, continua, fino ad una punch line di per sé non divertente, ma così tanto desiderata e così ben presentata che risulta deliziosa.

... altrimenti ci arrabbiamo! luna park

Persino i dialoghi contribuiscono ad allungare il tempo comico. Quando i due vanno dai gangster per riavere la macchina anche chi non ha mai visto il film può prevedere riga per riga la conversazione. 

  • La rivogliamo tale e quale come era, una Dune Buggy fresca di fabbrica. Sarebbe un gesto gentile mandarcela a casa. Aspettiamo fino a domani a mezzogiorno.
  • Altrimenti?
  • Eh?
  • Altrimenti? (all’amico)
  • Altrimenti?
  • Altrimenti…
  • Altrimenti ci arrabbiamo.
  • Ah ecco, ci arrabbiamo!

Alternare una sequenza così di sguardi e “altrimenti” è come chiamare un coro in uno stadio. Come guardare il pubblico negli occhi e invitarlo a pronunciare tutti insieme il titolo del film. 

 

Allora in un film così semplice, ma anche così sapiente nella costruzione, la scena più bella non poteva che essere quella che cita proprio Alfred Hitchcock. Braccati da un serial killer Bud Spencer e Terence Hill si trovano a comunicare nel bel mezzo di un coro dei pompieri. Un fucile nascosto è minacciosamente puntato su di loro. Marcello Fondato guarda ovviamente a L’uomo che sapeva troppo dove un diplomatico deve venire assassinato mentre assiste a uno spettacolo d’opera. Lo sparo coincide con l’ultima fragorosa nota e viene coperto dalle percussioni. In …Altrimenti ci arrabbiamo! i protagonisti sembrano conoscere molto bene quel film. Così non finiscono mai il brano. Balbettano, non si interrompono allo stop, costringono a continuare senza trovare mai un finale aumentando la tensione e, con essa, anche le risate. È così che si fa il cinema.

…Altrimenti ci arrabbiamo! del 1974 è disponibile su Netflix, il remake del film è invece finalmente nelle sale! Trovi tutte le informazioni nella nostra scheda. Qui invece trovi il regista Niccolò Celaia che presenta il film all’Arcadia di Melzo con i lettori di BadTaste.

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