Eccolo qui, un altro Ken. Si chiama Jeff, il quarterback della squadra scolastica di football americano. Nicholas Galitzine, che lo interpreta, è bello, muscoloso, super popolare sia tra gli studenti che i professori. Come la sua condizione di semidivinità da liceo suggerisce è pieno di turbe psicologiche. Non siamo in Barbie, ma in Bottoms, la nuova commedia sboccata e spassosa di Emma Seligman. 

Le studentesse PJ e Josie hanno commesso un crimine gravissimo ai danni del quarterback. A pochi giorni da una sfida decisiva contro i rivali di sempre della scuola hanno sfiorato (!) il ginocchio di Jeff con una macchina. Il durissimo ragazzo si butta a terra piangendo e lamentandosi per il dolore. I compagni lo circondano come in un musical in cui, dopo tre ore, il protagonista muore e giurano vendetta con i pugni alzati. È una scena molto efficace. La maschera tossica del duro, supportata dal preside e dal corpo docenti, crolla malamente.

Sentirsi adolescenti senza filtri

Il grande colpo di Bottoms è però tutto quello che viene dopo. Costruisce un mondo scolastico che nulla ha di minimamente plausibile. È come se guardassimo tutto con il filtro degli occhi di un’adolescente in piena tempesta ormonale mentre sogna la sua vendetta. Un tono che funziona soprattutto grazie alle due interpreti: la brava Rachel Sennott (che viene da Shiva Baby, sempre di Seligman) e la straordinaria Ayo Edebiri che aveva già dato prova di sapersi calare bene in qualsiasi situazione grazie a The Bear

In Bottoms PJ e Josie sono due ragazze che le Barbie e i Ken li conoscono bene. Hanno visto quei film, hanno studiato i temi del femminismo e i problemi del patriarcato. Però già le high school sono difficili da domare, se poi bisogna farlo con consapevolezza di chi si è, e di quello che succede intorno, si rischia di perdersi. A loro, alla fine, importa solo di farsi le cheerleader più carine. Altro che il correttissimo e improbabile liceo Moordale di Sex Education dove ogni studente sa individuare bene le proprie ansie e tutto il sistema lo aiuta a incanalarne nel modo migliore possibile. L’improbabile scuola di Bottoms dove ci si ammazza senza problemi e gli atti di bullismo sono tollerati è, paradossalmente, molto più vera. 

Le due amiche si guadagnano la fama di dure per aver leso la maestà di Jeff. Loro ci stanno eccome. Gli piace essere ritratte come due lesbiche che hanno dovuto lottare per sopravvivere al riformatorio. All’opposto di quello che ci si potrebbe aspettare dai teen movie di oggi, al posto che combattere lo stereotipo ci si buttano. Chiedono così di aprire un fight club. È divertentissima la facilità con cui riescono a farlo. Lo chiamano “corso di autodifesa”. Quando chiedono se qualche ragazza tra le presenti è stata violentata non si alzano le mani. “Contano anche le zone grigie”. Tutte su. Perché non siamo nel politicamente corretto di Moordale, siamo in un liceo violentissimo dove però nessuno si fa grandi problemi. Difficile quindi inscatolare questo film in una definizione o in un solo filone cinematografico.

bottoms recensione

Bottoms e gli altri

Si capisce che lavoro di fino abbia dovuto fare Rachel Sennott nel bilanciare Bottoms. Un film che si descrive bene con tanti altri titoli che gli assomigliano, ma nessuno gli appartiene mai veramente. C’è John Hughes nelle situazioni: club, armadietti, presidi e amicizie. Voglia di uscire, fare festa e le prime esperienze sessuali. C’è La vita è un sogno, con il linguaggio più esplicito e con personaggi adolescenti senza filtri, ritratti nel pieno dell’età e non come gli adulti vorrebbero che fossero. Fight Club incontra Mean Girls. Ma la violenza è da splatter teen di serie B, con idee che piacerebbero a Edgar Wright di Scott Pilgrim. La comicità va su territori imbarazzanti come American Pie, ma si ferma sempre a qualche metro dalla sua volgarità. Sfiorando Animal House, ma di più Scheggie di follia, Bottoms riesce comunque a inserirsi nel sottogenere delle commedie indipendenti, dai toni accesi, ma dalla messa in scena molto sofisticata come La rivincita delle sfigate.

Un pastiche di così tante suggestioni cinematografiche che riesce ad emergere con una personalità molto originale. Prende da tanti, per non copiare mai veramente nessuno.

Primo e secondo piano, sempre con personalità

L’idea migliore viene però dall’uso dello sfondo. Seligman è molto brava a utilizzare ogni angolo dell’inquadratura. È un film pieno di comparse dove tutte però portano avanti una storia o una gag. Le due amiche parlano mentre sullo sfondo una compagna posa seminuda su una macchina per una raccolta fondi. Sotto, in mezzo a PJ e Josie c’è un’altra ragazza, Hazel, che fa versi e si contorce perché ha trovato sua madre con un imbarazzante amante. La ragazza che posa cade malamente dalla macchina alla fine della scena. In questa sequenza come nel resto del film succedono tantissime cose contemporaneamente. Sugli spalti si parla, in lontananza i giocatori che si allenano cadono a terra, si picchiano, si abbracciano in un continuo susseguirsi di gag. Nella mensa durante un normale dialogo si può notare dietro le protagoniste una comparsa che simula una fellatio con una carota e così via…

Senza mai tentare di fare un commento sociale, ma solo erigendo un altare al cinismo, al sarcasmo e alla volgarità grottesca, Bottoms riesce ad essere un film di una sincerità impressionante. Fa di tutto per rimanere impresso con le sue idee, non sempre ce la fa, però riesce a costruire un mondo liceale di finzione veramente assurdo dove però si entra facilmente e si riesce a passare tutto il resto della storia nello stesso frame mentale delle protagoniste. 

Solo le commedie intelligenti, fatte da gente capace di esprimere un cinema consapevole dei propri mezzi, riescono a farti ridere e tifare per un gruppo di adolescenti che massacra altri con spade, coltelli e bombe su un campo da football. Ti porta nell’assurdo dove nulla dovrebbe funzionare e invece tutto è coerente. 

Bottoms è disponibile su Amazon Prime Video.

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