Qualsiasi storia di successo di Hollywood finisce nella stessa maniera: con la richiesta di un sequel o almeno di qualcosa di nuovo, ma uguale al vecchio. Così la storia di E.T. l’extra-terrestre inizia dove finisce quella di un altro grande successo: Incontri ravvicinati del terzo tipo. Nel 1977 quel film sancì il salto di qualità nella carriera di Spielberg, che dopo il successo pazzesco di Lo squalo aveva dimostrato di poter essere non solo un eccezionale maestro della paura e della tensione, ma anche un poeta. La Universal vuole un altro Incontri ravvicinati del terzo tipo, anche se è un film del quale non ha senso fare un sequel. L’idea di Spielberg fu quindi Night Skies, cioè lo specchio scuro di quel film, uno sugli alieni che funzionasse un po’ come Lo squalo, spaventoso e terribile. Gli alieni ma cattivi. La produzione era stata messa in piedi rapidamente e c’era anche Rick Baker, il grandissimo truccatore, per la creazione degli alieni. 

et elliot

Night Skies + Growing Up

Se Night Skies alla fine non si è mai fatto è per via di Melissa Mathison, all’epoca fidanzata di Harrison Ford e sceneggiatrice, la quale sul set di I predatori dell’arca perduta, leggendo lo script di quel film, disse chiaro e tondo che non le piaceva ma che tuttavia una cosa molto bella dentro quella storia c’era: l’amicizia tra un bambino autistico e l’unico tra gli alieni a non essere violento. Melissa Mathison disse proprio: “Mi ha fatto piangere”. Mai veramente convinto di questo progetto messo in piedi su pressione della Universal, Spielberg nota le similitudini tra quella parte del copione e un altro suo film, mai fatto e accantonato in seguito all’insuccesso di 1941 – Allarme ad Hollywood, intitolato Growing Up

Si trattava di una specie di The Fabelmans in fieri, un film sulla sua infanzia in una famiglia spaccata. In quel copione un bambino stringe amicizia con un personaggio immaginario come maniera di affrontare il divorzio dei suoi genitori nell’America degli anni ‘60. Guarda caso, ma forse non troppo, l’amico immaginario in questione era un alieno. Forse la storia di Growing Up poteva espandere quella parte del copione di Night Skies che tanto era piaciuta a Melissa Mathison, così Spielberg chiede proprio a lei di scrivere una sceneggiatura così: famiglia + bambini + alieno buono con cui fare amicizia. Per gli effetti speciali e la creazione dell’alieno si poteva sempre usare Rick Baker, almeno se Spielberg non ci avesse litigato. L’aver lavorato parecchio (e speso quasi un milione di dollari) per creare alieni di un film che non sarebbe mai stato fatto avevano messo Baker di buon umore e se ne andò sbattendo la porta, spianando la strada così a Carlo Rambaldi, con cui Spielberg aveva lavorato per Incontri ravvicinati del terzo tipo e che era la sua ancora di salvezza.

e.t. rambaldi

“Qualcosa che solo una madre può amare”

Inizia così, nel 1981, la produzione di E.T. l’extra-terrestre, proprio dopo aver chiuso l’avventurosissimo I predatori dell’arca perduta e mentre Spielberg giostrava anche la produzione (e non solo) del film horror Poltergeist. I due film si sono pesantemente influenzati tra loro, principalmente sul casting. Drew Barrymore infatti si era presentata per interpretare la bambina di Poltergeist, solo che quel giorno non c’era il regista Tobe Hooper al casting ma Spielberg stesso che, trovandola poco adatta per quella parte, la prese per il proprio di film.

Metà della parte sentimentale era quindi fatta, l’altra era proprio l’alieno. Carlo Rambaldi intanto in tre mesi furiosi aveva fatto il suo lavoro fondendo tratti somatici da Einstein, Hemingway e Sandburg. Non si trattava solo del design però, la vera specialità di Rambaldi era tutta la logistica dei movimenti e quindi la parte animatronic. Nonostante i grossi occhi (le cui lenti furono un’idea di Kathleen Kennedy, la produttrice) l’alieno non era come Spielberg lo aveva immaginato tanto che il suo primo commento fu: “È qualcosa che solo una madre potrebbe amare”.

alieno

Quello tuttavia era proprio il segreto dell’attrattiva di un mostriciattolo con occhi grandi e adorabile, proprio perché non immediatamente attraente. Facile averne paura, più facile ancora farsene conquistare. La voce poi era stata affidata a Ben Burtt, pura mitologia degli effetti sonori della Lucasfilm, creatore dei suoni con cui si esprime R2-D2 e del rumore della frusta di Indiana Jones. Lui mise insieme varie voci per fare quella di E.T. l’extra-terrestre la principale delle quali, pagata 380$ per la prestazione, era quella di Pat Welsh, la cui caratteristica era di essere una fumatrice da competizione e avere le corde vocali completamente rovinate.

Tutto quello che in E.T. l’extra-terrestre non si vede

Con una mossa da Hollywood che non esiste più poi, per animare effettivamente l’alieno (l’animatronic serviva per il volto, non per il resto), erano stati presi dei performer che potessero entrare in quel costume, dei nani sostanzialmente, ma anche Matthew DeMeritt, un dodicenne nato senza gambe, che poteva quindi entrare comodamente nel costume e le cui movenze goffe erano perfette per tutte le scene in cui E.T. cade. Infine, in un segno di amicizia, Harrison Ford lanciatissimo da Indiana Jones aveva accettato di recitare un piccolo ruolo nel film che ha anche girato, prima che fosse tagliato. Lui è il preside della scuola di Elliot.

Bisogna capire che in tutto questo E.T. l’extra-terrestre era rimasto come negli intenti un film piccolo. Almeno per gli standard di una produzione di fantascienza e di un regista come a quel punto era diventato Spielberg. Era un film con il quale intendeva tornare ad una dimensione più intima dopo gli eccessi di I predatori dell’arca perduta e che quindi aveva anche ambizioni di incasso minori, una favola per ragazzi piena di tenerezza con al suo cuore una storia di famiglia e di amicizia. Solo pensando un film così, cioè più per sé che per il pubblico Spielberg centra quella che di lì è diventata una delle immagini che simboleggiano l’arte cinematografica tutta, quella di Elliot e E.T., insieme, che volando passano davanti alla Luna.

e.t. luna

Tanto era pensato in piccolo che quando venne preso al festival di Cannes non fu né in concorso né in apertura ma bensì in chiusura, forse lo slot peggiore di tutti. In realtà, come noto, l’uscita del film sarà un’esplosione di pubblico che lo farà oscillare tra la prima e la seconda posizione del botteghino americano da giugno ad ottobre, finendo per incassare anche più di Guerre stellari e ovviamente più del più costoso Indiana Jones.

La riedizione del ventennale di E.T. l’extra-terrestre

La storia di E.T. l’extra-terrestre però non è completa senza ciò che è successo nel 2002, venti anni dopo l’uscita in sala. Era il momento in cui George Lucas aveva rimesso mano a Guerra stellari, cambiandolo, aggiungendo scene, dettagli e momenti di computer grafica impossibili negli anni ‘70. L’eccitazione per la cosa era tale che ne aveva parlato con Spielberg spingendolo a fare qualcosa che lui stesso aveva progettato da tempo, già da metà anni ‘90, quando aveva intuito dove stesse andando l’evoluzione della tecnologia di ritocco digitale. Scottato all’epoca dai commenti e dalle reazioni ad alcuni punti del film e, come tutti i registi, insoddisfatto da alcune scene, mise mano al film per correggerlo e migliorarlo.

I ritocchi erano parecchi e, come sempre, oscillavano tra il leggero e in certi casi quasi migliorativo e il platealmente fuori luogo. Principalmente era stata creata una versione digitale di E.T. da mettere al posto di quello in animatronic per le scene più complicate, aggiungendone anche una parte prima tagliata, quella in cui Elliott che gli fa il bagno, scartata all’epoca proprio per limiti tecnologici. Inoltre aveva potuto cancellare i fucili dalle mani dei poliziotti quando i bambini si alzano in volo con le bici, sostituendoli con dei walkie talkie perché: “Mi era sempre sembrata una caduta di stile che gli puntino i fucili contro”. Senza contare che la parola “terroristi” era stata cambiata con “hippie” in un momento di post 11 settembre.

Come già per i ritocchi di Guerre stellari anche nel caso di E.T. l’extra-terrestre le reazioni non furono calorose, anzi. A differenza di Lucas però Spielberg si era reso conto quasi subito che non fosse stata una grande idea. Aver cambiato qualcosa di così amato, con cui molti erano cresciuti e che aveva significato parecchio per le vite di tanti non andava fatto. Così nelle varie riedizioni in home video ha sempre incluso anche il cut originale (mentre come noto per Guerre stellari la versione originale non è mai stata rieditata ed è introvabile se non nei materiali d’epoca), fino a che addirittura nelle ultimissime è tornato sui suoi passi e c’è solo la versione originale.

Paradossalmente nel caso di E.T. l’extra-terrestre è la versione modificata che non si trova più.

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