La casa dei fantasmi è disponibile su Disney+

È facile parlare male di La casa dei fantasmi di Justin Simien, uno dei flop commerciali più clamorosi degli ultimi anni di Disney, meno di 120 milioni di incassi a fronte di un budget (non del tutto giustificabile a posteriori) di quasi 160, uscito quest’estate in sala e già pronto e impacchettato per lo streaming e, forse sperano a Burbank, per un pietoso dimenticatoio. L’assunto è che essendo stato un flop sia anche un film brutto, ma se chiedete a noi “brutto” è l’aggettivo sbagliato: un film brutto è tale anche perché è poco interessante, poco stimolante, oggi diremmo algoritmico. La casa dei fantasmi è tutto tranne che algoritmico, anzi: è talmente sgangherato e indeciso su che cosa voglia essere che mantiene, nonostante tutto, nonostante le pessime battute e le due interminabili ore di durata, un certo fascino.

Ci sono in realtà ottime motivazioni per sostenere che La casa dei fantasmi sia algoritmico eccome – ne avevamo parlato anche nella nostra recensione. La storia è sempre quella: una famiglia (di solito in crisi: qui abbiamo una madre single con un figlio timido) si trasferisce in una casa che scopre essere infestata, coinvolge una serie di esperti, scopre come mai i fantasmi abitano nella sua magione e riesce a scacciarli. E d’altra parte non ci si aspettava molto di più da un film ispirato a un’attrazione da luna park, e che già ci aveva regalato un’opera non indimenticabile con Eddie Murphy.

La casa dei fantasmi Rosario

La casa dei fantasmi, però, si stacca almeno un po’ dai modelli del genere in una serie di scelte creative e narrative (alle quali non sempre il film dà seguito quanto dovrebbe, ma questo è un altro problema). Innanzitutto c’è la scelta di ambientare la storia a New Orleans, una città con una lunga e ricca tradizione di folklore, stregoneria e American Gothic. Per tutto il primo atto, e fino a che le circostanze non costringono il film a rinchiudersi dentro l’eponima casa, Justin Simien strizza tutto il possibile da questa ambientazione, regalando un paio di sequenze dall’atmosfera cruda e quasi malsana, lontano dalla patina che ci si aspetta da un film Disney. Lo stesso protagonista ci viene presentato come un relitto, la cui esistenza è stata segnata in maniera indelebile da una tragedia di quelle che non per forza oggi vengono inserite in un film per ragazzi.

D’altra parte la tragedia, la perdita, il lutto e l’elaborazione dello stesso, sono tutti temi portanti di La casa dei fantasmi, con i quali si deve confrontare anche un bambino di 9 anni. È un film che parla (anche) di quanto la morte, e la nostra incapacità di venirci a patti, ci renda deboli e vulnerabili! Non sono temi comuni in un prodotto pensato per le famiglie, e non è un caso che Disney all’inizio avesse dei dubbi sul fatto che il film potesse fare troppa paura al suo target. Paura ma anche angoscia esistenziale, aggiungiamo noi: nello stabilire un legame diretto tra quello che accade nel film e il nostro (in quanto specie) rapporto con la morte, La casa dei fantasmi sembra voler suggerire di avere cose da dire che vanno al di là del semplice giro di giostra.

Jamie

Ecco perché quello di Justin Simien è un film stonato: c’è una parte dell’opera che vorrebbe usare fantasmi e spettri come scusa per riflessioni elevate, e l’altra che dipende interamente dalla sua natura giostresca, e trasforma quindi ogni scena in un’occasione per una battuta, una gag divertente o una citazione più o meno diretta ai classici del genere (e non solo: impossibile non notare quella a Frankenstein Jr., per esempio). A tratti si ha l’impressione che, sotto la spessa crosta di patina e marketing e alto budget/basse pretese, si nasconda una storia che non sfigurerebbe in un elevated horror dell’A24.

Il risultato di questo amalgama è che La casa dei fantasmi inizia che sembra un paludoso film di fantasmi e diventa poi una festa di neon rosa e lucine varie. Che ha come protagoniste una serie di persone traumatizzate dalla vita e che approfitteranno dell’esperienza paranormale per fare pace con loro stesse, ma anche un gruppo di comici che hanno sempre la battuta pronta e rassicurante. Vuol dire che a tratti, sotto il suo strato disneyano, emergono momenti in cui la grammatica della paura, quella vera, prende il sopravvento, e ci si dimentica per qualche secondo di stare guardando un film per ragazzi.

Danny

Non sapremo mai (a meno che non ce lo dica Justin Simien in persona, infrangendo tutti gli NDA possibili e immaginabili) se La casa dei fantasmi sia stato trascinato nei territori della confortevole mediocrità da streaming da scelte produttive imposte dall’alto, e se davvero sotto la crosta si nasconda, in potenza, un’interessante riflessione sul nostro rapporto con la morte; se sia stato affossato dalla necessità eterodiretta di essere il più innocuo possibile, o se siamo noi che stiamo proiettando, e davvero il progetto era così discontinuo e senza direzione anche in origine.

Resta il fatto che, a differenza di altri flop e semiflop senza personalità usciti negli ultimi anni, La casa dei fantasmi ha per lo meno qualcosa – una scintilla, uno spunto, la voglia di mettere alla prova il pubblico giovane con qualcosa di più spaventoso (e quindi stimolante) di una giostra del luna park. Spesso bisogna impegnarsi per notarlo, questo qualcosa, ma vi assicuriamo che c’è, gli abbiamo anche fatto una foto con la nostra macchina fotografica speciale. E un film in cui c’è qualcosa e sbaglia tutto sarà sempre meglio di uno in cui non c’è niente e quindi, di conseguenza, niente può sbagliare.

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