Alla scoperta della “movie jail” la prigione dei registi

Che passare dalle stelle alle stalle sia un salto molto rapido nell’industria del cinema hollywoodiano è ben noto. Meno il fatto che spesso, a cadere nell’oblio sono registi e registe con grandi successi alle spalle, tali da giustificare lunghe carriere di sola rendita. Invece la movie jail, che potremmo definire come l’impossibilità di fare lungometraggi e quindi una prigione artistica per gli autori, può colpire tutti.

Ad originare questo allontanamento dalla professione possono esserci più cause. La prima, e più frequente negli ultimi tempi, fa riferimento ai fatti morali. Scandali, comportamenti inappropriati, molestie che erodono l’immagine pubblica. L’industria fa dietro front, rinnega i suoi lavoratori, e li abbandona in un limbo fatto di silenzio stampa e progetti che non vedono il via libera. Le altre ragioni sono di tipo economico. C’è un limite ai flop che si possono inanellare.

Quando un nome perde il contatto con il pubblico, quasi in automatico accade la stessa cosa anche con le produzioni. La movie jail è intesa solo come la lontananza dai film: in particolare di lungometraggi che arrivano in sala. Spesso la televisione ha una capacità maggiore del cinema nell’appropriarsi dei talenti. Li prende al suo interno quando il grande schermo non li vuole più e si ritrovano a dirigere episodi di serie tv o a fare da showrunner nei migliori dei casi.

Una lunga parentesi televisiva senza film

È il caso di Patty Jenkins che conquistò tutti con Monster nel 2003 e sparì dalla circolazione fino al 2017 quando fu chiamata a dirigere Wonder Woman. Nel frattempo, in un mondo dell’audiovisivo statunitense ben poco favorevole alle donne, si era mantenuta girando alcune puntate di più serie tv. Un periodo di “prigione creativa” su cui adesso sta cercando di recuperare terreno grazie ai molti progetti all’attivo. Anche se, le notizie che sono arrivate negli ultimi tempi, raccontano che pochi stanno andando in porto. La regista non dirigerà più il film su Cleopatra e il suo film di Star Wars Rogue Squadron è in sospeso.

Nel caso di Debra Granick dopo l’incredibile consenso di Un gelido inverno ci sono voluti 8 anni perché tornasse con Senza lasciare traccia. Era la regista del momento, la sua popolarità è stata raffreddata a lungo. Difficile non pensare che il suo ritorno sia stato aiutato dalla rinnovata sensibilità all’inclusione femminile nel processo creativo. E meno male!

 

patty jenkins wonder woman thor movie jail

La movie jail per scandali

Cos’hanno in comune Bryan Singer e Brett Ratner? L’avere girato i film degli X-Men e aver sentito scricchiolare la propria carriera a causa di accuse di comportamento improprio sul set e molestie sessuali. Ratner, che veniva dalla saga di Rush Hour, ha diretto il terzo capitolo della saga originaria dei mutanti, Conflitto finale. Ha fatto un sacco di soldi, ma ha messo lo studio in una posizione difficile costringendolo a un rilancio con X-Men: First Class. Hercules: il guerriero è il suo ultimo film, nel 2014. È stato accusato da Elliot Page di molestie mentre girava il film Marvel, si è ritirato a fare il produttore fino ad ora. Dovrebbe tornare a breve con un biopic sui Milli Vanilli. 

Singer non se la passa meglio: i racconti sul set di Bohemian Rhapsody, che poi gli è stato tolto dalle mani, sono disastrosi. Gli attori hanno definito spiacevole lavorare con lui, si dice che spesso fosse in ritardo, se non proprio assente. Osservando la sua reputazione attuale, a cui si aggiungono accuse di molestie su minori, pare che la movie jail sia solo iniziata. 

Dentro e fuori dalla prigione dei registi anche Josh Trank, che condivide i problemi di reputazione artistica. Una caduta rapidissima. Prima il successo con Chronicle, poi i problemi sul set e nel break even di Fantastic 4. L’accoglienza tiepidissima di Capone non ha silenziato definitivamente una carriera già sdrucciolevole; a questo punto però dovrà però ricominciare tutto da capo, ricostruendo fama, contatti e posizione creativa all’interno del settore. Pensare che, all’apice della sua carriera dopo un solo film, fu tra i nomi considerati per Venom e per un film su Boba Fett oltre che per l’adattamento di Shadow of the Colossus.

Le “cotte” di Hollywood e le movie jail

Perché il mondo del cinema è così: a volte ci sono gli innamoramenti che durano il tempo di una luna di miele. Come quello verso Mark Forster che per un decennio è stato cercato da tutti ma in quello successivo il suo nome è stato pronunciato ben poche volte. Monsters Ball, Neverland, e poi Quantum of Solace, lo 007 messo in ginocchio dallo sciopero degli sceneggiatori. Arriva la botta per la sua carriera: World War Z. Il film di zombie con Brad Pitt passato tra le mani di moltissime persone, tra cui le sue. Non un brutto film, e qualsiasi cosa sia successa su quel set non è stata colpa sua. Da quel momento però le sue produzioni sono cambiate: molto più piccole (Ritorno al bosco dei 100 acri) o proprio dimenticabili (Chiudi gli occhi). 

Parabola simile è quella di Richard Kelly, il cui oblio è totalmente ingiustificato. Il regista dell’immenso culto che ha segnato il cinema del 2000, ovvero Donnie Darko, ha sbagliato di tanto il progetto Southland Tales. È tornato nel 2009 con The Box, che per quanto imperfetto si reggeva in piedi con dignità (e regalava anche qualche momento di grande suspense). Poi il nulla. La sua pagina di IMDB cita Corpus Christi come suo prossimo film. L’assenza di una data prevista di arrivo non fa ben sperare al momento. Una movie jail pesantissima che andrebbe sbloccata anche solo per vedere come sia cambiato il suo immaginario in tutto questo tempo. 

 

Frank Darabont movie jail

La protesta di Frank Darabont

Qualcuno di questi registi è ben consapevole di questa azione di “ghosting” fatta dagli studi. Pochi ne parlano esplicitamente. Uno di questi è il veterano Frank Darabont. La sua movie jail è la più incredibile, considerando che è l’uomo dietro a Le ali della libertà e il suo ultimo film è il bellissimo The Mist. Era il 2007. Mentre Hollywood lo snobbava nel frattempo lui lanciava in tv quel fenomeno noto come The Walking Dead. Licenziato durante le riprese della seconda stagione, Darabont si prese una pausa e si mise a scrivere un nuovo film. Una sceneggiatura tratta da un soggetto di Kubrick. La sua opera migliore, a suo dire, con Ridley Scott come produttore associato. Nessuno degli studi principali vuole però finanziargliela. Non sono interessati, dice.

E se la movie jail è frustrante, ancora peggio è la prigione vera e propria. Come quella in cui è finito John McTiernan, l’uomo dietro alla macchina da presa di Predator e Die Hard. Dovette sospendere le sue attività scontando un anno di detenzione per avere mentito all’FBI. Il ricordo del flop di Rollerball, e lo spennacchiato Basic, insieme all’increscioso episodio, non dovrebbero Hollywood e noi spettatori ancora per molto del suo talento. Da qualche anno si parla del suo film di fantascienza Tau Ceti Four con Uma Thurman. Riuscirà a trovare i finanziamenti e a lasciare la pre produzione?

Fonte: Collider, CBR

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