Partiamo da lontano. In Una notte al museo 2 un redivivo Napoleone Bonaparte dice al custode interpretato da Ben Stiller: “Ho tanti discendenti in Italia. Uno di loro è alla mia altezza, è un pezzo grosso, è un uomo molto potente e spiritoso. Una volta cantava sulle navi. Eppure lo conoscono tutti e c’è pure chi lo ama!”. Nel doppiaggio italiano ci fu una piccola variazione che catalizzò l’attenzione pubblica sollevando voci di censura. La battuta finale fu sostituita infatti con la più innocua “eppure lo conoscono tutti e tout le monde lo ama”. È da questa piccola scena di una produzione statunitense che bisogna partire per capire come il cinema ha raccontato Silvio Berlusconi, morto oggi a 86 anni.

Questo siparietto incarna contemporaneamente le tre prospettive più adottate dai registi: la censura, la satira, il potere.

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Loro: Silvio Berlusconi un uomo potente alla sua corte

Affascinato dai sistemi di potere, dagli uomini venerati come in una setta religiosa, Paolo Sorrentino ha trovato in Silvio Berlusconi il suo personaggio ideale. Loro, un film fiume, diviso in due parti, è un racconto quasi leggendario. Come nei miti greci, c’è un uomo di cui tutti narrano. È inquieto e alla ricerca del potere. In realtà, quello a cui tende, è l’immortalità. Il desiderio di alimentare il proprio mito, di tenere viva la propria leggenda, si traduce in immagini stracolme di coloro che potremmo definire “il coro”. Ovvero quelle persone, i fedelissimi, di cui si circonda nelle sue ville, con baccanali a non finire per ingannare lo scorrere inesorabile del tempo.

il caimano

Il Caimano: l’altra faccia dell’Italia

Se Sorrentino racconta il “Napoleone”, Nanni Moretti ne Il Caimano fa un attacco diretto all’uomo il cui immaginario ha influenzato l’Italia. Il film è quello che potrebbe esseresi immaginato il personaggio di Moretti stesso in Aprile. Quando, sul finire delle elezioni del 1994, registrata la vittoria della destra, decide di fumarsi una canna e di girare un documentario su Silvio Berlusconi. 

Nel Caimano c’è tutta la difficoltà del regista a raccontare la propria nemesi. Sceglie un solo giorno: la fine dei processi, quando sarà dichiarato colpevole o innocente. Una visione netta, critica, spaventata, che porta a un finale potentissimo. Moretti prende le frasi di Berlusconi, i suoi comizi, li rimescola in un discorso ai giudici che è anche alla nazione. Il film non parla di lui, parla di uno Stato cambiato dall’immagine di un uomo.

Videocracy - Basta apparire

Videocracy: la democrazia delle immagini

Una notte al museo è stato distribuito in tutto il mondo con quella battuta. Perché tutto il mondo l’avrebbe capita. Il cinema ha raccontato Silvio Berlusconi come un personaggio universale, ben saldo nell’immaginario globale. L’uomo delle televisioni sapeva come apparire e restare. L’audiovisivo ha sempre guardato a questo suo potere come manifestazione di un lato oscuro delle immagini stesse. Videocracy – Basta apparire, prende atto che la democrazia Italiana, una volta incontrate le trasmissioni TV, è cambiata per sempre. 

Essere e apparire, le reti locali di Berlusconi parlavano all’uomo comune e gli promettevano fama, soldi e donne. Trasmissioni senza filtri che, invece di esaltare la realtà, facevano emergere lo squallore. Un popolo che trova il proprio avvocato e il proprio giudice nello schermo. Apparire è l’unica speranza per poter svoltare. Al contempo però le immagini, usate come arma di ricatto da Fabrizio Corona, sono piegate a proprio vantaggio da Berlusconi. Un potente fabbro di icone, di sogni, più potente del cinema stesso.

Silvio Berlusconi: un avversario da eliminare

Una resa e una ribellione. Capita l’impossibilità di contrasto sul piano dell’immaginario, il cinema ha raccontato Silvio Berlusconi in termini nietzschiani: la morte di un Dio. Se in Bye Bye Berlusconi!, di produzione tedesca, si mette in scena il rapimento e il processo del popolo, in Shooting Silvio di Berardo Carboni si fa anche di più. Un giovane ragazzo cerca tutti i modi possibili per uccidere il premier (sia fisicamente che politicamente). In Ho ammazzato Berlusconi di Gianluca Rossi e Daniele Giometto il delitto avviene per caso. L’uomo che lo investe scopre però un complotto che riguarda l’intera nazione: il Presidente morto è sostituito nei media da un sosia. 

Silvio Berlusconi: un avversario che elimina

Chi crea le trasmissioni, ha anche il potere di farle fallire. Così Viva, Zapatero! parla di Berlusconi attraverso la storia di Raiot, il programma satirico sospeso da Rai Tre. Guzzanti, Luttazzi, Biagi, Santoro, sono tra i testimoni che denunciano la censura dell’informazione. Si mette in discussione la RAI, e il suo controllo politico. Il presidente appare potentissimo, temuto anche dalla satira. 

Dopo la potente inchiesta del libro La casta, Rizzo e Stella hanno sceneggiato Silvio Forever, un documentario che ripercorre la storia di Berlusconi dalle origini fino all’inchiesta bunga-bunga. Un film sulla seduzione che cerca di spiegare una figura così esposta eppure misteriosa. L’ironia è ancora la chiave, grazie alla narrazione\imitazione di Neri Marcoré in questa autobiografia non autorizzata.

Si abbandona la parola anche in Belluscone – Una storia siciliana. Franco Maresco scompare mentre lavora a un film sul Cavaliere e i legami con la mafia Siciliana. In suo soccorso arriva Tatti Sanguineti. Recupera il suo girato e cerca di capire cosa sia successo. Da una censura, quella “fisica” (seppur di finzione) il mockumentary arriva a raccontare Silvio Berlusconi a partire da quel paese e quel popolo, spesso bizzarro, grottesco, pieno di carattere, che l’ha eletto. 

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