Anno 1978. È un anno magico per Star Wars, un anno di meraviglia e di stupore, un brave new world tutto da scoprire. Il successo planetario del film di George Lucas ha colto tutti di sorpresa, in primis il suo creatore, il mondo vuole ancora Star Wars e tutti sono in fermento per accontentarlo, anche se nessuno sa bene ancora come, incluso lo stesso Lucas, impegnato a porre le basi del suo Impero, sia in senso cinematografico che imprenditoriale: fervono i preparativi per la fondazione dello Skywalker Ranch, dell’Industrial Light & Magic e di quello che sarà il futuro episodio V di una saga dal numero di capitoli imprecisato, e il creatore della Forza ha poco tempo per curarsi degli aspetti secondari: delega allo scrittore Alan Dean Foster la stesura del primo romanzo stellare in assoluto, Splinter of the Mind’s Eye (da noi La Gemma di Kaiburr), che potrebbe fungere da potenziale canovaccio per un sequel dal budget più limitato se le cose andassero male e la Fox, dal canto suo, nell’ottica di battere il ferro finché è caldo, chiede e ottiene uno speciale televisivo da mandare in onda sotto le feste. Nasce così il leggendario e famigerato Star Wars Holiday Special, per molti anni il Santo Graal delle produzioni audiovisive starwarsiane… esclusivamente in termini di rarità, e non certo di qualità.

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Un’Avventura Sopra le Righe

Questo show televisivo di un’ora circa raduna in teoria tutto il cast principale del film, ad eccezione dei ‘pezzi da novanta’ Peter Cushing e Alec Guinness. Darth Vader compare “a metà” con il riciclaggio e il ridoppiaggio di alcune scene inutilizzate per l’episodio cinematografico, e il gioco, più o meno, è fatto. La trama, molto sui generis, vede Han e Chewie affannarsi per riportare quest’ultimo sul pianeta natio di Kashyyyk per festeggiare il Life Day, il giorno della vita, festività sacra per il popolo di Chewie. Gli Imperiali che danno loro la caccia complicheranno il ritorno, Luke e Leia interverranno in loro aiuto, e la riunione di famiglia (è l’occasione per fare la conoscenza della moglie, del figlio e del nonno di Chewbacca!) potrà avere luogo con un coro finale intonato davanti a vesti rosse e candeline smaccatamente natalizie dando un… testo a quello che è il main theme di Star Wars!

Tuttavia, la trama vera e propria, come in una sorta di Decameron spaziale, è quella che fa da cornice, al punto che la presenza sullo schermo del cast è ridotta a poche manciate di minuti sparse qua e là: la storia portante è intervallata da numeri d’intermezzo autoconclusivi e slegati da essa, tra cui menzioneremo un numero musicale che riporta in scena tutti gli alieni della Cantina di Mos Eisley, che per l’occasione scopriamo essere gestita dalla leggenda del piccolo schermo degli anni 70 Bea Arthur, e una sorta di video olografico onirico con cui il nonno di Chewie si distrae e distrae gli assaltatori Imperiali che presidiano la casa sugli alberi della famiglia, un numero psichedelico dal sottotesto… ‘di piacere’ nemmeno troppo celato!

Al di là dell’ovvia ironia con cui l’occhio dello spettatore odierno può inquadrare l’opera, è chiaro che tutti i coinvolti nel progetto devono ancora prendere le misure col mondo di Star Wars: predomina l’idea di una serie destinata per lo più a un pubblico infantile e a un entertainment per la famiglia (osiamo dire… Disneyano?) e di un universo dove il sense of wonder non si fa troppi problemi a sfociare nel camp o a prevaricare le logiche e la coerenza interna del mondo in cui si muovono i personaggi. In questo, paradossalmente, ritroviamo uno Star Wars ingenuo quasi fino a rasentare l’incoscienza, ma molto vicino alle atmosfere di quel Flash Gordon che rientra nell’olimpo dei suoi ispiratori primigeni.

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La ‘Gemma Perduta’ dell’Holiday Special

I fan di quell’epoca, spiazzati dalla natura ‘spensierata’ della storia, concordano quasi unanimemente nell’affermare che c’era una gemma nascosta in questo strano zibaldone di numeri musicali galattici: il cartone animato centrale, della durata di poco più una decina di minuti. Ricollegatosi alla trama portante dello speciale, fungeva sia da esperimento e da apripista per dei potenziali seguiti animati della saga, sia per coinvolgere i personaggi principali del film in una nuova avventura senza richiedere sforzi e presenza prolungata al cast e spese ciclopiche in effetti speciali. Nel breve filmato d’animazione, Han e Chewie scompaiono dai radar e non rispondono alle comunicazioni, costringendo Luke e i droidi ad accorrere al salvataggio, per scoprire che i due sono stati catturati e in attesa di essere consegnati all’Impero da una figura misteriosa ed esordiente… un cacciatore di taglie di nome Boba Fett!

Proprio così, l’Holiday Special segna l’esordio assoluto del famoso cacciatore di taglie Mandaloriano (peraltro uno dei primissimi concept già sviluppati del venturo episodio V). Boba può approfittare della sua relativa natura di esordiente per mettere in atto uno stratagemma che difficilmente avrebbe potuto attuare in un universo espanso più maturo, vale a dire quello di spacciarsi per amico e alleato degli eroi della Ribellione (saranno i droidi a smascherarlo intercettando una sua trasmissione con Darth Vader), quando sia nel nuovo che nel vecchio canone, il contrabbandiere e il cacciatore di taglie condivideranno una rivalità già antica di anni.

E a riprova che nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma, il retaggio del Boba Fett dell’Holiday Special si fa strada fino ai giorni nostri e al canone ufficiale corrente in due forme: il fucile disintegratore dalla punta a diapason, con cui abbiamo visto Din Djarin fare scempio di Jawas nelle puntate de Il Mandaloriano, non è altro che l’arma che Boba brandisce nello spezzone animato. Citazione nascostissima ma inequivocabile per il colosso antidiluviano che Boba cavalca nel cartone, inserito in The Book of Boba Fett, quando il titolare, di fronte all’ipotesi di cavalcare un rancor, affermerà di ‘avere cavalcato creature più grosse’.

Allo spezzone animato ‘piace vincere facile’ sbaragliando la concorrenza come numero più apprezzato dello speciale, ma è anche un ulteriore esempio del ‘laboratorio sperimentale’ di quell’epoca: lo studio d’animazione che se ne occupa, il Nelvana, dai tratti d’animazione peculiari e molto caratteristici, erediterà qualche anno più tardi l’incarico di realizzare le primissime serie d’animazione ambientate nella saga, Star Wars Droids e Ewoks, a trilogia originale conclusa.

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Natale in una Galassia Lontana Lontana

Tutto viene recuperato, si diceva: vale non solo per Boba e per le serie d’animazione, ma anche per l’evento che ispira lo speciale stesso. Il Life Day, il giorno della vita, da metafora sui generis della stagione natalizia e fonte di qualche sorriso di sufficienza per i fan di vecchia data, assurge a festività vera e propria, ufficialmente esistente nella galassia dove si muovono Jedi e Sith, Imperiali e Ribelli. Lo fa prima, sempre col sorriso sulle labbra, nel poco canonico Lego Star Wars Christmas Special di pochi anni fa, dove viene raccontato con alberi decorati, lucine lampeggianti, berretti rossi col pon pon e altri abbellimenti ‘nostrani’. Inizia però ad affiorare anche in varie opere canoniche cartacee, dai fumetti ai romanzi, dove pur mantenendo atmosfere vagamente natalizie, sviluppa un’identità e una connotazione tutta sua, al punto di meritarsi un libro antologico di storie a tema: Star Wars – Life Day Treasury: Holiday Stories from a Galaxy Far, Far Away, che chiama in campo nientemeno che i due romanzieri più acclamati dell’attuale panorama narrativo starwarsiano, Cavan Scott e George Mann. Per citare la presentazione del libro stesso: storie di festività, di apparizioni spettrali e di avventure sulla neve, ma in ultima analisi di speranza nei giorni più bui, di famiglie perdute e ritrovate, di benevolenza e di amore. E provate a ridere adesso!

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L’Altro Holiday Special: Christmas in the Stars

Niente paura, non c’è un altro spettacolo televisivo perduto da recuperare: l’Holiday Special rimane un una tantum. Meno appassionati conoscono però il suo gemello ‘audio’, il succitato Christmas in the Stars. Un CD (anzi, un LP, nella sua incarnazione primigenia) realizzata da Meco Monardo, che in parallelo con l’uscita della pellicola originale si era ‘distinto’ per una versione in discomusic dei temi principali del film, propone una serie di canzoni (per lo più originali) a tema natalizio. Anche stavolta non manca il coinvolgimento di molti pezzi grossi del film, e anche stavolta c’è una ‘trama portante’ che lega i vari brani, quella di una fabbrica di droidi dove si lavora tutto l’anno per produrre i giocattoli destinati a… beh, ci siamo capiti! Anthony Daniels parla (e canta) come C-3PO, e il pluripremiato tecnico del suono Ben Burrt ricrea le voci di R2-D2 e Chewbacca. E se questo non vi basta, la copertina del disco è firmata nientemeno che da un certo Ralph McQuarrie! Come il suo fratello televisivo, anche Christmas in the Stars ha una gemma nascosta: l’immortale brano R2-D2 We Wish You a Merry Christmas è il brano che segna l’inizio della carriera di una futura star chiamata… Jon Bon Jovi! Ma non siamo sicuri di quanto lui vorrebbe che si sapesse in giro!

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