The LEGO Movie è su Prime Video

Qual è, se esiste, il limite temporale oltre il quale un film può definirsi “classico”?

Servono cinquant’anni o ne bastano cinque?

Può un film che non ha ancora compiuto gli anni in doppia cifra essere già un classico?

Crediamo di sì, e crediamo che The LEGO Movie sia un esempio perfetto del perché – e lo resterà ancora per qualche mese, fino a quando compirà il famigerato decennio e ne celebreremo la ricorrenza con tutti gli onori, riconoscendo ufficialmente che il film di Lord & Miller è un capolavoro e uno dei film di animazione (e non solo) più importanti degli ultimi anni. Ecco, potete immaginare questo pezzo come una sorta di anticipazione di quel momento: l’arrivo di The LEGO Movie su Prime Video era un’occasione troppo ghiotta per rivederlo, e in quanto tale non ce la siamo lasciata sfuggire.

Sapete bene come funziona con certi film, soprattutto con certi franchise particolarmente prolifici (cioè il 90% dei franchise in circolazione). Esce un primo capitolo, fa un successo strepitoso, se ne parla per settimane se non mesi basandosi solo su quella prima impressione, dopodiché arriva il primo sequel, il secondo, lo spin-off, il prequel, la serie TV… e per stare dietro alla valanga ci si dimentica un po’ di dove sia cominciato tutto. O meglio: si continua a rimanere aggrappati alla prima visione, in attesa di una pausa nella smitragliata che ci dia l’occasione di tornare indietro e fare il punto. Quante volte, negli anni che hanno separato l’inizio dell’MCU dagli ultimi Avengers periodo Thanos, avete riguardato Iron Man 1, sapendo che eravate indietro di un paio di film e di almeno tre stagioni di tre serie TV diverse?

Emmett

The LEGO Movie non ha sfornato così tanti sequel, l’universo dei mattoncini non è prolifico quanto quello Marvel. Ma dal 2014 a oggi sono successe comunque parecchie cose, tra cui la sorpresa di uno spin-off a tema Batman che non si è rivelato una bieca scusa per arrotondare gli incassi ma un vero e proprio Gran Film: c’è una probabilità superiore a zero che non rivediate The LEGO Movie da quasi dieci anni, e che continuiate a pensare “è un capolavoro!” basandovi sui ricordi e sul fatto che, se ha generato così tanto nuovo materiale, non può che essere un gran film. O magari stiamo solo proiettando e voi è dal 2014 che riguardate il primo film del franchise almeno una volta l’anno, chi lo sa. Il punto del discorso è che quello che è venuto dopo, per quanto bello, non ci dovrebbe distrarre dalla perfezione ancora inarrivabile del film da cui è partito tutto.

The LEGO Movie era, ed è ancora oggi, un film incredibile. Nel senso che nel 2014 forse nessuno, almeno tra il pubblico mondiale, si aspettava che un’opera di fatto promozionale, basata su un’IP molto famosa e scritta e girata (anche) per celebrare detta IP, potesse essere così dirompente. Pensate al recente caso di Barbie: una delle critiche più diffuse mosse al progetto di Greta Gerwig è stata che non fa nulla per nascondere la sua voglia di marketing – che dietro a tutti i messaggi provocatori e illuminati si celi anche, e neanche troppo bene, uno strato di propaganda pubblicitaria un po’ scomoda. Può un film lanciare messaggi mentre glorifica e cerca di vendere un prodotto?

Business

The LEGO Movie ha lo stesso problema, solo che tendi a non accorgertene, perché non è facile pensare agli spinosi aspetti etici di un progetto così quando stai guardando migliaia di mattoncini che si smontano e rimontano in infinite configurazioni; quando ti stai godendo un arcobaleno di stili e di idee che sì, pesca a piene mani dalla sua IP di riferimento, ma lo fa con la forza di una manciata di funghetti psichedelici? Lord & Miller disseminano il loro film di tanti prodotti LEGO quante sono le diverse Barbie che si vedono nel film di Gerwig, e addirittura costruiscono tutta la storia intorno all’idea stessa di creatività e libertà assoluta che è la mission dell’azienda danese. Fanno pubblicità ai mattoncini, e non provano neanche a far finta di non farla. E allora perché l’abbiamo definito capolavoro se è così smaccatamente pubblicitario?

Perché viene fuori che se non parli mai di soldi, se tratti il prodotto che vuoi pubblicizzare non come un, appunto, prodotto, ma come un mondo vivo e complesso, con le sue (non) regole e le sue gerarchie, riesci anche a far dimenticare il fatto che con il tuo film stai di fatto vendendo un giocattolo. E sì, il discorso vale anche per Barbie (è chiaro che stiamo dicendo che The LEGO Movie è l’antenato di Barbie e che senza il primo il secondo avrebbe avuto un aspetto molto diverso, o forse non sarebbe neanche esistito?). Quella di Emmett, il LEGO Stereotipo in pratica, è la classica parabola dell’eroe per caso che scopre dentro di sé una forza insospettabile, che diventa speciale grazie alla sua normalità; il fatto che questa parabola si compia dentro un mondo interamente fatto di mattoncini non è davvero essenziale, perché la storia di The LEGO Movie ha quell’universalità necessaria a farci empatizzare con, e tifare per, un omino di plastica gialla privo di pollice opponibile.

The LEGO Movie Emmett

Tutti i personaggi, principali e secondari, sempre a schermo o di passaggio, di The LEGO Movie hanno qualcosa da dire che va al di là della loro essenza di mattoncini colorati. Anche i più assurdi e parodistici (Batman su tutti) mantengono una scintilla di umanità e non si limitano a essere funzioni di trama. È un film che rispetta i suoi personaggi come se fossero persone e non statuine, che li ascolta e li fa parlare ed esprimersi. E ci riesce nonostante questi suoi personaggi siano sostanzialmente privi di espressioni facciali! Tutto in The LEGO Movie parla tramite l’azione, è un film che celebra l’atto di inventare e immaginare e lo trasporta in un universo nel quale il pensiero può prendere corpo; è un film sempre in movimento che ci fa conoscere i suoi protagonisti facendoci vedere quello che fanno, non spiegandoci a parole che tipo di persone siano.

Ed è anche un film che rispetta l’arte cinematografica e pure i suoi limiti: Lord & Miller l’hanno girato il più possibile simulando dei veri movimenti di macchina, usando il live action (l’idea di live action) come base creativa, sfruttando anche vere statuine LEGO invece di affidarsi solo al digitale. È un film concreto, The LEGO Movie, con una sua fisicità pur svolgendosi in un multiverso nel quale tutto può cambiare forma da un momento all’altro; un film nel quale il casco dell’astronauta è rotto all’altezza del mento, e se avete mai avuto un astronauta di LEGO non potrete non provare un brivido di nostalgia. Un film che fa il possibile e l’impossibile per sembrare fatto di veri mattoncini LEGO, non di poligoni animati che ci assomigliano molto.

Dal già citato Barbie a Into the Spider-Verse, dal più recente film sui TMNT a I Mitchell contro le macchine, tantissime cose belle di questi ultimi nove-e-rotti anni non sarebbero potute esistere senza la follia di Lord & Miller. E quindi: dobbiamo davvero aspettare qualche mese, quando The LEGO Movie arriverà a dieci anni tondi, per proclamarlo già un classico?

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