Transformers va in onda su Italia Uno questa sera alle 21:20

Non crediamo di dire nulla di controverso se scriviamo che Michael Bay è uno dei registi più controversi in circolazione, e che Transformers è il film che ha inaugurato l’infinita faida tra chi celebra il Bayhem come forma definitiva di cinema e chi invece crede che Bay sia (un secondo che controlliamo le note) “un sopravvalutato che gira film nei quali non si capisce nulla e scritti da un branco di scimmie urlatrici”. Da anni ormai si discute di Bayhem, un termine finito persino su Urban Dictionary a testimoniarne l’importanza; sull’argomento sono stati scritti saggi accademici che paragonano lo stile del regista di Los Angeles al futurismo italiano. E dall’altro lato della barricata, da anni Bay viene indicato come il Male Assoluto e Primigenio, e questo film del 2015 con Shia LaBeouf, Megan Fox e soprattutto John Turturro che si fa pisciare in faccia da un robot come la genesi di tutto ciò che c’è di storto sul pianeta, riscaldamento globale compreso.

Non sta a noi dirimere la questione, che, ci scommettiamo, avrà già generato decine di commenti sui social da parte di gente che arrivata al titolo si è formata un’opinione definitiva. Noi siamo qui perché Transformers passa in TV questa sera, e per l’occasione abbiamo deciso di recuperarlo: è il primo capitolo di una saga che è arrivata a livelli di assurdità per descrivere i quali non esistono parole, ed è quindi quello un po’ dimenticato, proprio in virtù del fatto che i sequel l’hanno sorpassato a destra strombazzando e insultandolo. È uscito 15 anni fa in un’epoca nella quale due anni di differenza possono cambiare radicalmente l’aspetto di un film, figuriamoci di uno così pesantemente costruito sugli effetti speciali come Transformers.

Transformers 2007

Ebbene, la prima cosa che si nota riguardando oggi il film è che se ci diceste che è uscito nel 2016, o nel 2019, o dopodomani, non faremmo fatica a crederci. Dite quello che volete su Orci e Kurtzman, i due che hanno scritto il film sui quali torneremo più tardi, ma Bay e tutto il suo comparto tecnico sono riusciti a fare una magia, a creare robot in CGI complicatissimi e a farli interagire in maniera credibile con i set e con il cast. A replicare quell’approccio futurista fatto di miliardi di minuscole parti in movimento, di cinetica costante, di riprese che non conoscono il concetto di staticità, e ad applicarlo a un film dove dei robottoni giganti si prendono a papagni.

C’è una cosa curiosa di Transformers che al tempo era impossibile da notare e che oggi, con il senno di poi, spicca tantissimo. Al netto del fatto che stiamo sempre parlando di Michael Bay, il film è meno frenetico di quanto ci abbia abituato negli ultimi anni, infinitamente meno montato (a eccezione delle scene di combattimento) di quanto lo sia un 6 Underground o un Ambulance, ma anche di tutta la seconda metà di Armageddon, per tornare indietro di qualche anno nella sua filmografia. È un film veloce e furioso, ma nel quale Bay sa ancora quando prendersi qualche secondo per indugiare su un’inquadratura.

Ovviamente la persona responsabile di tutto questo ha un nome e un cognome: Steven Spielberg, grande fan dei Transformers, che prima convinse Bay ad accettare il film (che il regista aveva inizialmente rifiutato definendolo, come racconta lui stesso nella commentary track del film, uno “stupid toy movie”), e poi mantenne un ruolo attivo nella produzione, passando parecchio tempo sul set con Bay e dandogli consigli che il Nostro, che aveva detto sì al progetto solo perché voleva lavorare con Spielberg, accettò senza fiatare. Non solo Spielberg aiutò Orci e Kurtzman nella stesura della sceneggiatura (riuscendo tutto sommato a salvarla, per quanto possibile: Spielberg ha fatto tante cose buone, ma è anche quello che ha regalato una carriera a quei due), ma soprattutto spinse Bay a lavorare con il maggior numero possibile di effetti pratici, “riducendo” la CGI ai robottoni e ai vari elementi di background (principalmente esplosioni).

Questa scelta si rivela decisiva per il risultato finale: tutte le volte che una macchina salta per aria, o un treno salta per aria, o un edificio salta per aria, o due mezzi a motore si scontrano, insomma tutte le volte che c’è da distruggere oggetti di grandi dimensioni, Bay dimentica la CGI e mette in scena alcune delle scene di distruzione veicolare più belle degli ultimi quindici anni. È vero, gli Autobot e i Decepticon sono estremamente agili, e Transformers ha inaugurato la moda dei robottoni che fanno parkour che solo Pacific Rim è riuscito a frenare (salvo poi venire smentito dal suo stesso sequel). Ma tutto il resto, il mondo nel quale si muovono questi straordinari ammassi di metallo, ha una fisicità e una concretezza che manca in altre produzioni simili ma con meno sprezzo del pericolo e più voglia di prendere scorciatoie al computer.

Dopodiché, intendiamoci: certo che Transformers è un film scemo. Lo è anche più di quanto ricordiate: soprattutto perché è stracolmo di comicità di livello infimo e umorismo da scuola elementare, una serie infinita di siparietti e battutine che nella migliore delle ipotesi non fanno ridere, e nella peggiore ti fanno rimpiangere il peggior prodotto Marvel perché lì almeno mezza battuta ogni tanto la si azzecca (John Turturro coperto di robo-urina resta l’esempio perfetto). Come i suoi robottoni ha troppe parti in movimento e avrebbe beneficiato di ulteriori sforbiciate – una considerazione che perde un po’ di mordente di fronte alla lunghezza biblica dei successivi, ma considerate che stiamo comunque parlando di un film di due ore e mezza che se fosse durato un centinaio di minuti avrebbe guadagnato un paio di punti in pagella come minimo.

Ma era il 2007, l’aria era più pulita e l’erba più verde, e soprattutto i film già duravano più di quanto avrebbero dovuto. C’è chi potrebbe sostenere che l’intera saga di Transformers è durata più di quanto avrebbe dovuto, e ripensando a Bumblebee è difficile non concordare. Ma Transformers, il primo l’unico l’originale, rimane un gioiello; pieno di difetti e di pipì di robot, ma un film visivamente senza tempo e che, nel bene o nel male, ha segnato l’inizio di un’epoca. Mica male per uno stupid toy movie.

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