Una volta tanto è il titolo la parte più importante del film.

L’avenir è la chiave di lettura imprescindibile per comprendere il vero cuore di questa storia di una professoressa di filosofia del liceo che pubblica qualche libro di testo, reincontra un vecchio studente ora dottorando in filosofia, si lascia con il marito (che ha trovato una più giovane) e sta appresso ai figli ormai grandi. Il racconto non è lontano da quel sottile scorrere lungo la vita che Mia Hansen Love aveva già magistralmente messo in scena in Eden, di più ha una proiezione in avanti che, specie nel finale, crea un’atmosfera indecifrabile come spesso è l’incertezza (contaminata di fiducia) nel futuro.

Ancora una volta la componente più apprezzabile dei racconti imbastiti da questa cineasta è come sappia lavorare bene sullo scorrere del tempo. Là dove un film solitamente si misura in giornate, i suoi sanno anche misurarsi in annate, ne passiamo diverse qui, ne vediamo molte susseguirsi e alle volte saltiamo a...