Raramente un documentario su una star hollywoodiana in vita è riuscito così tanto a mostrare la vita dietro la professione. Raramente del resto c’è stato così tanto da mostrare.
Carrie Fisher e sua madre Debbie Reynolds hanno aperto le porte delle loro due ville adiacenti in un comprensorio di Beverly Hills, per mostrare una quotidianità che, non fosse per i memorabilia dell’era dell’oro di Hollywood (e ovviamente di Star Wars), potrebbe essere simile a quella di due redneck della Louisiana, nutrite a soufflè, coca cola e sigarette. Nei loro battibecchi, la cui eco affonda in decenni di convivenza, nella maniera in cui dipendono l’una dall’altra e si sopportano c’è un irresistibile bisogno d’affetto.
Carrie Fisher e sua madre Debbie Reynolds hanno aperto le porte delle loro due ville adiacenti in un comprensorio di Beverly Hills, per mostrare una quotidianità che, non fosse per i memorabilia dell’era dell’oro di Hollywood (e ovviamente di Star Wars), potrebbe essere simile a quella di due redneck della Louisiana, nutrite a soufflè, coca cola e sigarette. Nei loro battibecchi, la cui eco affonda in decenni di convivenza, nella maniera in cui dipendono l’una dall’altra e si sopportano c’è un irresistibile bisogno d’affetto.
Ma se in fondo è normale in una donna molto in là con gli anni come Debbie Reynolds, questo bisogno stupisce in Carrie Fisher, tutta piegata sulla madre e solo occasionalmente concentrata su di sé e qualche visita che riceve. Nonostante non muova mai un passo dal suo cinico umorismo, e non...
Documentario intimo e familiare, che per una volta trova proprio in casa la trama più interessante. Bright Lights è l'unico modo per scoprire Carrie Fisher
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