Quando dopo quasi un’ora di film qualcuno estrae un telefono cellulare sembra di scorgere un raggio di sole in un giorno di pioggia, un momento di inattesa speranza in un odissea in un’epoca buia. Fino a quel momento niente di A Gentle Creature aveva lasciato intuire che ci trovassimo nel presente. Non la cittadina di provincia della protagonista, non le poste alle quali si reca per spedire un grosso pacco, non le pratiche tramite le quali le fanno capire che non può essere recapitato, nemmeno il bus, la corriera e poi il treno che prende per andare direttamente a consegnare a mano quello scatolone pieno di generi di conforto. Figuriamoci le conversazioni in cui viene coinvolta! E ancora nemmeno nel carcere a cui era destinato, al banco in cui consegnare i pacchi per i prigionieri sembra di intravedere un abito, un oggetto, un elemento di arredo moderni.

Così quando compare il cellulare in mano ad un uomo che, al di fuori delle regole, forse potrà spiegare alla protagonista quello che ...