Ci sono diversi oggetti che in questo film impegnano le energie e gli interessi dei personaggi, anche quando sono avviati verso la morte. Sono orologi di diverse marche e fogge, lettori mp3, torte di mele e un fucile da caccia. Tutti beni di consumo o da consumare che sono usati per minacciare ma anche per comprare i favori all’interno di una famiglia, il posto in cui nulla dovrebbe essere comprato. Siamo però in un film di Lanthimos e la famiglia è l’ultimo posto in cui stare tranquilli, questa in particolare è afflitta da una specie di piaga, una maledizione che gli è stata lanciata addosso e sta avendo effetto.
Re delle sinossi (e non sempre dei film completi) Lanthimos assieme al fido Efthymis Filippou ne scrive un’altra da medaglia al valore: tutti i membri della suddetta famiglia si paralizzeranno, smetteranno di avere voglia di mangiare, sanguineranno dagli occhi e poi moriranno, a meno che il padre, di lavoro cardiochirurgo, non ne uccida uno. A lanciare questa specie di maledi...
Duro, cinico e alimentato da un umorismo nero The Killing of a Sacred Deer è il film più commerciale e chiaro di Lanthimos, forse il migliore
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