La tenerezza nei film italiani è un droga. Una droga somministrata al pubblico ma di cui si fanno in prima istanza sceneggiatori e soprattutto registi. Tenerezza in tutto. Tenerezza nei personaggi marginali eppur teneri, tenerezza nella recitazione che mira alla piccola commozione stemperata magari da una risata, tenerezza nella colonna sonora che con qualche pizzicato degli archi punteggia un momento di commedia e tenerezza nei costumi. Tenerezza ovunque, pure nel titolo! Perché è quello (a quanto pare) che amiamo provare, è in quei personaggi marginali di buon cuore in un mondo invece diverso, che amiamo immedesimarci ed è quindi quello che ci sorbiamo ad oltranza.

Così anche Paolo Sassanelli, attore di straordinaria sottovalutazione da parte del nostro cinema, capace da solo di animare interi film indipendenti, esordisce come regista (oltre che protagonista). È un Rain Man solo un po’ meno funzionale (la sua dote è parlare inglese) ma più o meno ugualmente disfunzionale, che scappa ...