End of Justice: Nessuno è Innocente
di Dan Gilroy
31 maggio 2018
Roman J. Israel è rimasto agli anni ‘70 come il suo look e il suo taglio di capelli. È un idealista, avvocato attivista che lavora in uno studio la cui faccia è quella del suo socio. Roman è il topo di archivio che vince le cause, il socio invece il portavoce con le doti sociali, quello che posiziona lo studio e gli assicura la sopravvivenza tra una causa pro bono e l’altra. Morto il secondo, il primo si trova spiazzato e costretto a confrontarsi con il mondo del lavoro e i suoi compromessi. Troppo duro e puro per sporcarsi le mani con cause di dubbia morale, troppo serio per mediare con gli altri avvocati, troppo preparato e maniacale per lavorare a tirar via come spesso è richiesto o tollerare come gli altri lavorano, Roman non è autistico ma potrebbe esserlo, il suo essere disadattato somiglia a quella tipologia di relazione con il mondo.
Insomma non è un ruolo da matto ma ci va vicino, e Denzel Washington è quello che lo sa meglio di tutti. Questo film è un veicolo per lui come del...
Poco sensato come film ma molto funzionale all'essere un veicolo per Denzel Washington, End of Justice è uno studio sull'attore
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