Quentin Dupieux è sceso tra di noi. Finalmente. L’autore di commedie come Rubber, Wrong, Wrong Cops e Reality era arrivato al massimo della sua notorietà con Doppia pelle, con la star Jean Dujardin quasi uscito anche in Italia e bloccato dal lockdown, portando avanti con coerenza invidiabile un’idea di commedia molto politica, molto comica e fondata su un umorismo peculiare, non buono per tutti. È un umorismo basato sull’assurdo che però non somiglia al demenziale classico, cioè non si fonda sul ribaltamento dell’ordine e sul rovesciamento di convenzioni o situazioni per svelare qualcosa (portare caos in un luogo irregimentato, comportarsi in modi opposti al normale, caricare all’inverosimile i tratti che conosciamo della realtà fino a che non si deformano), ma su deviazioni surreali. I suoi film sono fatti di interni in cui piove senza che nessuno si stupisca, di personaggi che di colpo cambiano carattere o accusano senza ragione ma anche di pneumatici malvagi. Tra il fantastico e l’i...
Per la prima volta Mandibules attenua la vena astratta di Dupieux, riporta il suo umorismo sulla terra e trova finalmente una forma di efficacia
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