Autoindulgente ma senza il fascino della faccia da schiaffi, dell’antieroe, del bastardo carismatico o dell’anticonformista, Paolo è un uomo remissivo che vive con mollezza i propri difetti, eppure il film lo guarda con tenerezza e simpatia. Quando all’inizio, con l’aria lenta e l’espressione fissa di Pif, afferma di passare sempre con il rosso in un certo incrocio perché tanto lo sa che quello è l’attimo giusto e un camion lo investe in pieno siamo già contenti, anche se lo conosciamo da meno di 5 minuti. Morto, finisce in paradiso, dove finirà di rivelarsi ai nostri occhi come l’uomo medio nell’accezione peggiore.
In paradiso salterà fuori un problema burocratico (la parte più divertente, grottesca e ironica del film, l’unica davvero riuscita) per il quale avrà diritto a tornare sulla Terra ma...
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