MY SALINGER YEAR, LA RECENSIONE
Nato da un romanzo autobiografico che racconta un anno nella vita di una ragazza appena assunta in un’agenzia letteraria e subito alle prese con la gestione problematica di J. D. Salinger, scrittore amatissimo e scomparso dalla vita pubblica da decenni, schivo, irrintracciabile, introvabile e protetto da tutti quanti proprio da quell’agenzia letteraria, My Salinger Year è stato pensato per assomigliare a Il diavolo veste Prada ma dentro di sé si agita un’altra anima, più profonda e inarrestabile.
Sigourney Weaver fatica tantissimo a non ricalcare Meryl Streep (la scena in casa, dimessa è davvero di ingiustificabile somiglianza per interpretazione, toni e presentazione), Bryan F. O’Byrne svicola come può il ruolo di Stanley Tucci mentre Margaret Qualley ha una silenziosa permeabilità che nulla ha a che vedere con quella di Anne Hathaway.
Muovendosi dalla moda alla letteratura il film di Philippe Falardeau (già autore di The Breed) ha una grazia invidiabi...
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